Memorie di un viaggio e del ritorno

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squirrel
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Memorie di un viaggio e del ritorno

Messaggio da squirrel » mar set 05, 2017 7:51 pm

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^Autore | |
^Sostanza assunta |[[:molecole:lsd|LSD]] |
^Via di somministrazione | orale |
^Quantità | |

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~~NOTOC~~

Ho saputo che avrei fatto quest'esperienza tre giorni prima della data prestabilita per viverla. In questo tempo, ho potuto pensare ad un obiettivo per l'esperienza, quello che volevo ricavarne. In questo periodo della mia vita, sono molto concentrata nell'eliminare tutto ciò che possa essere d'impedimento per andare avanti sulla mia strada. Il mio obiettivo era, perciò, affrontare le mie paure. Sapevo che l'esperienza le avrebbe tirate fuori ed ero pronta a vedere tutto ciò che ci sarebbe stato da vedere, e, cosa più importante per evitare un bad trip, accettare tutto quello che avrei visto. Mi trovavo in una casa in mezzo al bosco, alle undici di sera, insieme ad una mia cara amica e un amico. Lui era l'unico che aveva già provato l'esperienza ed è una persona di cui mi fido, mi sento completamente tranquilla e libera di esprimermi in sua presenza. C'era anche un'altra cara amica che non ha partecipato ma è rimasta in casa. Il viaggio vero e proprio è durato circa 7 ore. Passato questo tempo, è iniziato il tempo per tornare completamente nello stesso stato precedente all'inizio dell'esperienza, che è durato altre 8 ore. Siamo stati sia fuori che dentro casa, all'inizio sdraiati con cuscini e coperte e con musica di sottofondo. Per me è stata un'esperienza bellissima e limpida.
Quello che scriverò racconta tutto ciò che ho visto/sentito/capito/provato durante l'esperienza. Voglio raccontarla per avere un riscontro da chi vorrà e per aiutare chiunque la legga in preparazione di esperienze dello stesso tipo.

Il mio viaggio inizia di notte mentre guardo il cielo. Le stelle sono blu, si muovono e io le vedo dal fondale di un oceano in cui loro sono navi che vanno avanti e indietro. C’è una rete trasparente che le unisce e che tiene insieme tutto ciò che è. Molto presto, appaiono dei puntini rossi vicino ai puntini blu delle stelle. Non so cosa siano, perciò non mi piacciono, mi agitano, ma immediatamente capisco che anche loro fanno parte di tutto ciò che è, perciò imparo ad accettarli e a non preoccuparmene. L’universo è l’oceano e ogni sua piccola goccia, è una grande goccia fatta d’infiniti oceani. Appena realizzo che anch’io sono dentro questa goccia insieme a tutto ciò che è, non esisto più e di me rimangono solo le sensazioni: sento il tutto e vi partecipo.

Sento che in questo universo tutto è volto in un'unica direzione, il destino di tutto è comune, perciò noi che partecipiamo siamo responsabili, ogni nostro movimento è il movimento del tutto che ci segue, è un’energia che si propaga nella rete di tutto ciò che è. Noi stessi siamo energia che si rivela sotto la forma di essere umano. Sento che, proprio perché tutto fa parte di un’unica energia, tutto è connesso, perciò con il solo nostro pensiero possiamo influenzare gli eventi nel tempo.

Sento l’illusione della separazione e della dualità, sento il nero e il bianco, la luce e l’oscurità che sono fisicamente l’una nell’altra, sento il viaggio che l’uomo ha fatto nella storia per arrivare fino al momento presente, il viaggio che ha fatto da solo per costruire se stesso e quello che ha fatto insieme alla sua specie, sento il mio viaggio. Sento gli infiniti strati di coscienza che esistono, li percepisco come costrizioni/costruzioni, sono una creazione dell’uomo che ne può solo fare parte. Questi strati esistono tutti contemporaneamente, dal più primitivo al più recente, dalla coscienza emotiva a quella del tempo, a quella delle relazioni sociali. Dobbiamo partecipare a tutti questi strati, semplicemente perché sono quello che c’è; dobbiamo accettare lo strato dove ci troviamo, è dove il viaggio collettivo dell’uomo ci ha portato. Dobbiamo anche accettare chi si trova in uno strato più superficiale di quello dove crediamo di essere noi, dobbiamo rispettare la “banalità”, è semplicemente uno dei risultati delle costruzioni dell’uomo. Capisco che tutte le mie convinzioni sono il frutto di un insegnamento impartito anche quando non ero consapevole, verità che ho sempre pensato come immutabili sono in realtà convinzioni che non ho sviluppato in maniera autonoma e che, quindi, posso rivoluzionare come voglio.

Vorrei comunicare ciò che sento con i miei compagni di viaggio, ma sento che la parola sarebbe inutile, so che, una volta finito il viaggio, non riuscirò mai a raccontarlo attraverso la parola. La parola è infatti il frutto di uno degli infiniti strati di coscienza, è una costrizione/costruzione. Vorrei ringraziare il mio amico, ma nello strato di coscienza dove mi trovo ancora l’uomo non esiste, infatti capisco che dovrei piuttosto ringraziare l’energia che attraverso lui si è rivelata e si espressa per far sì che noi vivessimo questa esperienza. Quando realizzo ciò, sento che la gratitudine che ho è anch’essa un’energia che si colora di piacere quando è espressa, non deve arrivare da nessuna parte, esiste solo per essere espressa da me.

Poi, sento il bisogno di scrivere e lo sento come se fossi il primo uomo che l’ha sentito, è un bisogno primordiale. Ma inizio a sentire stanchezza, non riesco ad andare a cercare un foglio e una penna. Quindi mi sdraio cercando una posizione più comoda e la scomodità e la stanchezza che sento mi obbligano a prestare attenzione al mio corpo. Capisco che il corpo non è che una delle tante espressioni della mente, non è che la sua forma visibile mente e corpo sono la stessa cosa. Inizio un viaggio dentro il mio corpo mentre sento una sensazione di dolore che si muove internamente. Non capisco cosa sia questo dolore, è inspiegabile. Vedo nel mio basso ventre un grande serpente in mezzo al sangue e vorrei snodare tutti i nodi che sta facendo rigirandosi su se stesso. Ma poco dopo capisco che il mio compito non è risolvere questo dolore, ma parteciparvi. Non devo eliminarlo, devo sentirlo e viverlo, è ciò che devo fare; non è solo il mio dolore, è il dolore di tutto. Non provo più paura per lui, perché fa parte di tutto ciò che è, perciò devo rispettarlo, non posso abbandonarlo perché è grazie a lui che esisto. Ora so cosa devo fare e mi allontano dagli altri, mi sposto su un letto per dedicarmi completamente a vivere il dolore. Passo due ore solo a sentire e vivere il dolore che era bloccato nel mio corpo, dallo stomaco passando dal ventre fino alla parte inferiore del bacino. Poi, mi risveglio. Sono riposata, ho fatto il sonno più lungo della mia vita e devo iniziare a tornare allo stato di coscienza a cui appartengo. So che devo farlo lentamente e so da dove iniziare: dalla finestra entra una luce fortissima e io devo uscire fuori. Guardo i miei piedi ed è come se li vedessi per la prima volta: mi accorgo che sono perfetti per fare qualsiasi cosa. Vado tra gli alberi e guardo loro e il cielo e il mio cane che gioca. Sono grata per partecipare a tutto ciò. Vado scalza nell’erba e capisco che niente mi potrà fare del male perché la natura mi proteggerà, mi accoglierà, a patto che io confidi in lei perché è ciò che lei, che è la nostra madre, si merita. A questo punto ho abbastanza forza per scrivere e scrivo alcune cose che avevo capito durante il mio viaggio e che non volevo dimenticare.

Poi sento il bisogno di mangiare e vado in cucina a preparare qualcosa. Inizia il rituale: sto cucinando ed è questo ciò che devo fare, mi immedesimo completamente nel mio compito, sono il mio compito. Sento una sensazione di attesa verso gli altri che ancora dormono ma poi ricordo che non è per loro che sto cucinando, ma per me stessa. Capisco che vivere la mia vita significa solo fare ciò di cui sento il bisogno attimo per attimo e rispettarlo, senza aspettare in cambio qualcosa dagli altri. Tutte le azioni meritano questo rispetto, tutte le azioni devono essere i nostri rituali. Compierle diversamente può portarmi in uno stato di coscienza in cui il benessere e il rispetto personale non sono contemplati.

Finita la colazione, sento ancora il dolore: non è finito e mai finirà, fa parte di tutto ciò che è. Ma fuori c’è il sole e so che devo sdraiarmi sotto di lui perché mi guarirà. Piano piano, infatti, il sole mi guarisce: riesco a fare il respiro più profondo che abbia mai fatto perché il sole si è preso cura di me. Lo ringrazio e so che non dovrò dimenticarmene in futuro, quando mi dovrò riposare dal prendermi cura di me stessa, ci sarà lui a farlo.


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Aioe
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Re: Memorie di un viaggio e del ritorno

Messaggio da Aioe » mar set 05, 2017 11:12 pm

squirrel ha scritto:
mar set 05, 2017 7:51 pm
Ho saputo che avrei fatto quest'esperienza tre giorni prima della data prestabilita per viverla. In questo tempo, ho potuto pensare ad un obiettivo per l'esperienza, quello che volevo ricavarne. In questo periodo della mia vita, sono molto concentrata nell'eliminare tutto ciò che possa essere d'impedimento per andare avanti sulla mia strada. Il mio obiettivo era, perciò, affrontare le mie paure.
dai retta ad un vecchio fricchettone quasi quarantenne, è tutto molto bellissimo però così si muore... per 15 ore di viaggio saranno stati 200 microgrammi ed è tanto tanto, tanto troppo, così rischi solo un viaggio al pronto soccorso.

peraltro, andare in cucina così in botta è pericoloso, mettersi a cucinare è sconsiderato
ancora, un sitter per tre persone è poco, uno che non s'è mai preso un acido non sarà mai un buon sitter

my 5 cents

squirrel
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Re: Memorie di un viaggio e del ritorno

Messaggio da squirrel » mer set 06, 2017 11:05 am

Aioe ha scritto:
mar set 05, 2017 11:12 pm
dai retta ad un vecchio fricchettone quasi quarantenne, è tutto molto bellissimo però così si muore... per 15 ore di viaggio saranno stati 200 microgrammi ed è tanto tanto, tanto troppo, così rischi solo un viaggio al pronto soccorso.

peraltro, andare in cucina così in botta è pericoloso, mettersi a cucinare è sconsiderato
ancora, un sitter per tre persone è poco, uno che non s'è mai preso un acido non sarà mai un buon sitter

my 5 cents
Purtroppo non so la dose precisa ma era 3/4 di un blotter. Per me, come hai letto dal racconto, è andato tutto bene. Non mi sono mossa e non ho fatto niente se non stare sdraiata fino a quando percepivo di non poter fare niente. Quando ho iniziato a fare cose è perché ero perfettamente in grado di farle. Per quanto riguarda il sitter, fortunatamente a me non è servito, ero piuttosto autonoma, ma avrei preferito averne uno con esperienza, sarebbe la condizione ottimale ovviamente.

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~Møgørøs•
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Re: Memorie di un viaggio e del ritorno

Messaggio da ~Møgørøs• » mer set 06, 2017 11:11 am

Bellissima esperienza , per quanto non sia un grande apprezzatore dei psichedelici sintetici , condivido ampiamente che possano essere utilizzati per lavorare su se stessi .

Presentati appena puoi comunque ! :weed:
•~•~•

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LSAsղackƅar
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Re: Memorie di un viaggio e del ritorno

Messaggio da LSAsղackƅar » mer set 06, 2017 12:25 pm

Complimenti!

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tropopsiko_23
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Re: Memorie di un viaggio e del ritorno

Messaggio da tropopsiko_23 » mer set 06, 2017 10:35 pm

Aioe ha scritto:
mar set 05, 2017 11:12 pm
dai retta ad un vecchio fricchettone quasi quarantenne, è tutto molto bellissimo però così si muore... per 15 ore di viaggio saranno stati 200 microgrammi ed è tanto tanto, tanto troppo, così rischi solo un viaggio al pronto soccorso.

peraltro, andare in cucina così in botta è pericoloso, mettersi a cucinare è sconsiderato
ancora, un sitter per tre persone è poco, uno che non s'è mai preso un acido non sarà mai un buon sitter

my 5 cents
il viaggio è durato 7...il comedown non è un viaggio, secondo me era un blotter normale sui 150...ho visto cose tipo calarsi gocce e gocce senza farsi troppo male, la sua esperienza non mi sembra sconsiderata :asd: anzi, se tutti prendessero i cartoni così sarebbe un mondo migliore :anal:

riguardo cucina e sitter sono totalmente d'accordo con te
X

Sem
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Re: Memorie di un viaggio e del ritorno

Messaggio da Sem » lun set 11, 2017 1:59 pm

Ecco un'altra compagna di viaggio :mrgreen:
Grazie per la condivisione
Finchè giudichi non sarai mai libero

"La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe.
Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa in esso la propria immagine,
credette di possedere l'intera verità."
Mevlana Rumi, Sec. XIII

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