Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

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grub
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Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da grub » dom set 30, 2018 1:46 pm

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Non so cosa scrivere.
Non è la prima volta che mi capita.
Di “vuoti” di immaginazione, blocchi e stronzate varie ne ho le tasche piene. Ma non si tratta di questo in tal caso. Tutta l’esperienza è stata… eterea. A tratti intangibile. Mi sono sentito davvero un’Alice che cade nella tana profonda del Bianconiglio, specie durante il picco (la mia narrazione si concentrerà soprattutto li).
Questo report non sarà bello. Tantomeno istruttivo. Non si tratta di ripercorrere in maniera didascalica quanto è accaduto. Ciò mi risulterebbe impossibile. Varcata una certa soglia non è chiaro distinguere i confini tra il tempo e lo spazio. Cercare di dare una progressione lineare al racconto è quanto mai difficile, ma ci proverò nei limiti del possibile.
Sarà un report atipico. Forse, alla fine di tutto, non si potrà neppure definire tale. Poco importa, se lo faccio è per dare un senso a quanto accaduto. Se non mi accingessi a scrivere, nonostante il grosso sforzo, sentirei che è stato tutto vano.
Sul tema delle “Aspettative” e della mia ricerca spasmodica di condivisione avrò modo di soffermarmi più a lungo tra non molto. Intanto è giusto partire da qualche parte.

Rinse and repeat.

Riparto. Non è un problema vero? D’altronde il perdersi in giri inutili di pensiero e ripartire dal punto zero è ciò che mi ha mostrato l’Lsd. Certo sarebbe indubbiamente riduttivo e disonesto da parte mia descrivere questa sostanza come un portentoso quanto inutile catalizzatore di pippe mentali. Ma essere crudo e “acido” nei suoi confronti mi aiuta a calarmi meglio nei panni dell’esploratore onesto che voglio essere. Non per il gusto di esserlo. Non perché non mi sia piaciuto. Anzi.
Mi duole ammetterlo ma l’esperienza in se, seppur non mi abbia concesso in questa prima assunzione di fare mie delle rivelazioni o dei significati degni di nota (in parte è dovuto alla “barriera” che descriverò più avanti), è stata bellissima e folgorante. Non che mi dispiaccia di aver vissuto qualcosa di piacevole e ricreativo, sarei un folle a dirlo. Eppure contemporaneamente mi lascia l’amaro in bocca sapere di non poter farmi vanto di essere riuscito a portare dall’altra parte del muro un qualche cosa di utile, da poter integrare alla mia vita di tutti i giorni. Che poi anche questo non è del tutto vero.
E’ complicato.

Sono davvero mortificato di non potervi fare dono di queste cose. In fin dei conti più che della sostanza parlerò di me. Di gioie e dolori, di angosce e sollievi. Del nulla e del tutto.
E credetemi se vi dico che me la sono goduta fino alla fine, seppur con i suoi alti e bassi. Non è stato un bad trip, per niente. E’ stato intenso, a tratti un mindfuck completo. Ma non rimpiango nulla e sono grato per l’esperienza fatta e la compagnia ricevuta lungo il percorso. Ora lasciatevi trasportare nel mio racconto, traete da voi le vostre conclusioni. E cercate di capire i ragionamenti insensati di questa larva che dal non voler più ripetere l’esperienza, durante la salita e il picco, appena concluso il tutto già si immaginava il suo prossimo trip da acido.

Rinse and repeat.

Avete presente la vastità del nostro cervello? Riuscite ad immaginare una terra più vasta ed inesauribile di questa? Un “non luogo” in cui ci si può smarrire senza trovare la via d’uscita? In cui il concetto stesso di infinito diventa qualcosa di sperimentabile e spaventosamente/meravigliosamente vero?
Se la risposta è no, probabilmente non avete mai sperimentato l’Lsd. O perlomeno non avete avuto le mie stesse reazioni. Ognuno è fatto a modo suo, per carità, eppure quanto vissuto è qualcosa di auspicabile, seppur a tratti angosciante. Ti rendi conto delle potenzialità pressoché infinite della mente. Poter “osservare” di persona il mondo delle idee descritto da Platone e accorgersi che non bisogna andare lontano con l’immaginazione per cercarlo, quanto nel profondo. Sempre se non si ha il timore di perdersi.

Quante cose si possono imparare da quel vuoto che contiene il tutto. Contiene noi, e tutto il resto. Contiene la saggezza antica e le istruzioni non scritte per adoperare le nostre antenne, celate ai più, per entrare in contatto con le altre energie che vibrano nel cosmo. Dialogare con la vita e l’universo. Ricalibrarsi.

Mai prima d’ora ho potuto sperimentare quanto la nostra coscienza, il nostro spirito, la nostra anima sia contenuta in un corpo di mera carne. Che in quanto tale si interfaccia al mondo con gli unici cinque unici sensi di cui la materialità ci ha fatto dono. Ma è tutto così irreale, non è esperienza diretta delle cose. Indirettamente il nostro corpo capta e rielabora quanto vissuto. E a causa di ciò, siamo schiavi dell’illusione della vita. Altro non siamo che schiavi di questa caverna, incatenati a vedere le ombre della verità. Che sia proprio questa strana sostanza, la mela dell’albero della conoscenza, la chiave per liberarsi temporaneamente dalle catene della nostra corporeità, e trascendere, ammirare con i “veri occhi” l’essenza delle cose? Riuscire ad entrare in contatto diretto con le altre energie, senza barriere, senza confini. Fondersi in esse, conoscerle e riemergere più completi e al tempo stessi meno definiti di prima? La bellezza della fluidità…
Scusate mi stavo di nuovo perdendo.

Rinse and Repeat.

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Siete ancora con me? Il report non è ancora nemmeno iniziato.
Forse è arrivato il momento di parlarvi delle aspettative. Delle due tipologie in cui mi sono imbattuto durante l’esperienza. La prima, più comune, è l’aspettativa verso la sostanza. A chi non è mai capitato di immaginarsi i possibili effetti di una droga, prima di sperimentarla? Anche io non sono esente e seppur mi sia limitato nel documentarmi un minimo prima di sperimentarla, ho preferito evitare quasi del tutto la lettura di report. Il motivo è presto detto: fino a che punto la tua esperienza si può definire originale, e in che misura invece viene influenzata da idee che si sono radicate nel tuo cervello a seguito di descrizioni fatte da altri? La trappola degli Archetipi è sempre dietro l’angolo.

Il secondo tipo di aspettativa è quella personale. E qui si entra in un discorso delicato che come già accennato andrò a riprendere ancora nella narrazione. Io non mi conosco bene. Ovvietà? Forse, ma sicuramente più mi addentro nell’uso di sostanze, più questa cosa si fa evidente. Ci sono dei ragionamenti non detti, non pensati, legati a doppio filo all’inconscio. E seppur fossi già a conoscenza di avere delle grosse aspettative nei miei confronti, il trip da Lsd le ha rese ancora più evidenti. La necessità impellente di scrivere e condividere, il bisogno di trovare una mia identità, e la angosciante ricerca di uno scopo nella vita. Il peso di tutto ciò, che poco per volta inizia a farsi sentire anche nel quotidiano, ancora una volta cerca di farsi largo a gran voce, durante il mio trip. Forse in questo caso per rimproverarmi? Non saprei, ma sul momento tutto ciò l’ho vissuto come una forte autocritica nella mia impossibilità di lasciare andare, di dimenticare gli impegni morali e personali per abbracciare in toto l’esperienza.
Il saggio non diventa tale se prima non porge l’orecchio per ascoltare…

La frustrazione derivante da questa realizzazione permea questo report, e anche per questo me ne scuso. Un giorno forse riuscirò a godermi e vivere al 100% un trip senza sentire la necessità di trascriverlo a parole.
Basta temporeggiare. E’ arrivato il momento di iniziare il racconto.

Rinse and Repeat.

Ore 13, nella sicurezza della mia camera. Come sempre. Non mi sentirei per adesso di uscire fuori a provarla in condizioni e settings a me sconosciuti. Almeno non le prime volte. Ma chi voglio prendere in giro? La verità è che ho paura. Paura dell’ignoto, degli imprevisti. Paura di non sapermela cavare. Paura del bad trip. Sono da solo, gli amici non fanno uso di sostanze, di nessun tipo. E di parlarne e chiedere di farmi da sitter non se ne parla. Mi sentirei giudicato e in parte in colpa per il timore di dargli incomodo. Sono giorni che ho sotto mano dei blotter caricati a 100μg di 1P-LSD, ordinati tempo prima su internet. A causa di un contrattempo nella consegna non avevo potuto adoperarli due mesi prima, ma a ripensarci forse è stato un bene, mi è stato concesso il tempo di esplorare i tartufi allucinogeni più a fondo, i quali mi hanno regalato delle esperienze profonde e intense.
L’occasione si è presentata quasi per caso, a seguito di una serie di coincidenze che si sono incastrate alla perfezione nella giornata di un sabato di Settembre. Pochi giorni prima ricevo l’invito per partecipare ad una festa/rave che sarebbe avvenuta nella notte a cavallo tra sabato e domenica in un luogo boschivo e appartato vicino a dove vivo. E già l’idea cominciò a formarsi nella mia testa, in origine quella di prendere mezzo blotter per vivere un’esperienza leggera e partecipare all’evento verso la discesa degli effetti. L’annuncio successivo di mio padre a volersi allontanare per l’intera giornata, mi ha convinto infine a prendere un intero blotter da 100μg, visto e considerato il fatto che avrei avuto la casa a disposizione fino all’ora prestabilita per l’inizio della festa.
Tempo di recuperare due dritte e consigli sull’uso che intendevo fare della sostanza e sono pronto, a digiuno salvo una colazione leggera, per iniziare il trip.

Preciso, visto che non l’ho ancora fatto finora, che questa è stata la mia prima esperienza in assoluto con la molecola dell’Lsd.
Benché sentissi una forte apprensione, un’ansia che reputo normale quando si tratta di fare queste nuove esperienze, mi faccio coraggio e supportato dai conoscenti in chat, mi accingo a collocare il cartone da 100μg sotto la lingua.

Sono le 13:15.
Gusto pulito, nessun sapore in particolare. In qualche modo si sente il rilascio delle sostanze, non proprio un pizzicore ma quasi.
E da li attendo la comparsa dei primi effetti. Continuo a scrivere in chat, per sciogliere la tensione e sedare l’ansia accumulata. Fortunatamente è abbastanza semplice svagarsi e parlare del più e del meno. Dopo poco più di mezzora iniziano a presentarsi i primi effetti fisici, che poco per volta pervadono il mio corpo. La pressione che dapprima si localizza della zona cervicale e del cranio, si sposta minuto per minuto lungo la spina dorsale, fino anche a farsi sentire nella zona del coccige. E’ chiaramente un effetto indotto dalla sostanza, come se l’acido avesse scelto il midollo osseo come autostrada per diffondersi in tutto il corpo. O forse come un bastone di Asclepio? Questo serpente mi ha circondato con le sue spire e mi ha tenuto compagnia per diverso tempo, fino alle ultime ore del trip.

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Non mi è chiaro quando tutto ha avuto inizio. Il vero inizio. Di certo il corpo iniziava ad esprimere i primi sintomi. Il bisogno di muoversi si fece sempre più forte, tanto da obbligarmi a mettermi in piedi e rimanerci per i seguenti lunghissimi minuti. Poi fu la volta della testa, iniziai a sentirmi dapprima leggermente confuso, poi di colpo tornai lucido. Ma più del solito. Era come se il mio cervello avesse iniziato a registrare ogni stimolo come nuovo. Ogni cosa andava analizzata, a partire dalle parole in chat che iniziavano a perdere di significato. O più che altro iniziavo a domandarmi se tutte quelle parole non volessero in fondo lasciare intendere altro, nascosto tra le righe. Non era paranoia, solo cercavo significati nascosti laddove non c’erano. Passa ancora qualche minuto e mi ritrovo davanti alla porta finestra che si affaccia sul balcone, ad ammirare il panorama. Non noto niente di strano. Apro e chiudo gli occhi. Niente OEV, né CEV (visuali ad occhi aperti o chiusi). Ma il sole che scalda è dannatamente piacevole. Sembro nato per stare fuori a crogiolarmi sotto i raggi di questo astro luminoso. Per puro caso passa una piccola lucertola davanti ai miei occhi. Non ho avuto neppure un attimo di esitazione: come se fosse la cosa più istintiva del mondo apro la finestra e mi fiondo fuori. Corro e mi scaravento addosso al povero rettile che spaventato cerca di fuggire. Per un attimo riesco ad acciuffarlo ma subito si divincola e fugge nella direzione opposta. In questo momento non ho pensieri per la testa, sono un animale, la caccia è il mio scopo e quella è la mia preda. Non voglio cibarmene ovviamente. E’ solo un gioco. Come un gatto mi volto di scatto e provo a inseguirla, quando ad un tratto vedo volare verso di me una cimice scura. Mi prendo uno spavento, faccio retromarcia e torno a chiudermi in camera con il cuore in gola.

Ora, non stupitevi della mia reazione. Dovete sapere che poco distante dalla mia camera, nel giardino, vi è un albero di fico, in questo periodo è carico di frutti accerchiati da vespe e calabroni che tentano di cibarsi del loro nettare zuccherino. Sul momento non sono stato in grado di riconoscere la cimice e questo mi ha portato a pensare fosse un insetto ben più nocivo. Tralasciando l’esperienza particolare, che probabilmente (o forse no) andrà ad influire leggermente più tardi nel picco, mi trovo adesso in camera. A ragionare su come avessi agito d’istinto, senza aver dovuto vagliare l’idea attraverso l’uso del sistema inibitorio. Un effetto indotto dall’Lsd? Se questo era il caso, la cosa non mi dispiaceva affatto. Sono sempre stato una persona discretamente inibita, sono anni ormai che non agisco da bambino, da tempo prima di fare qualcosa o prendere una decisione ci penso per ore. Specie se la cosa che mi passa per la testa non è delle più intelligenti o non è una cosa culturalmente accettata. Nel bene o nel male che sia, questa piega pazza che aveva preso la mia giornata mi stava piacendo. Cosa mi ha spinto ad agire in quel modo? Istinto? Follia? Estro? Poco importa, di tutto ciò mi ero già dimenticato. La mia attenzione si spostò quindi nuovamente al computer e al telefono, in un tentativo di comunicare l’esperienza appena vissuta con i conoscenti della chat.

Da qui ha inizio il casino più assoluto. Ricordo bene di aver tentato per l’ennesima volta di uscire fuori per assaporare sulla pelle il calore del sole, ho iniziato a spostarmi in uno stato di semi trance intorno al perimetro della mia abitazione. Sentivo il rumore delle case intorno. Solo dopo qualche minuto mi sono reso conto di quanto mi fossi già perso nei meandri della mia mente. Restavo per diversi minuti, immobile, a pensare al niente. E non mi rendevo conto di essere completamente in bella vista, chiunque avrebbe potuto scorgermi e farsi più di una domanda. Non appena realizzai questa cosa, rientrai in tutta fretta, rimproverandomi di quanto fossi stato incosciente. Contemporaneamente si accese in me la voglia di allontanarmi in qualche posto più remoto, nei campi e boschi dietro casa mia. Avevo già uno zaino pronto con beni di prima necessità e un caricabatterie portatile in caso di emergenza. Quasi convinto per prendere e partire, mi viene suggerito in chat di aspettare fino alla fine del picco, giusto per essere certi di non rischiare nulla, alla prima esperienza. Mi lascio convincere. Tanto, comunque, non so se sarei stato in grado di andare dove volevo. Dove poi? Non lo so nemmeno io. Avevo solo il desiderio di spostarmi, andare via… camminare senza sosta, magari trovare un posto all’ombra di una grande pianta e stendermi a riposare…
Sarà per un’altra volta.

Il bodyload raggiunge il suo apice e si accompagna ad un leggero torpore e letargia. Per me a quanto pare è un classico. Cerco di distendere corpo e mente con della musica rilassante con scarso successo. Fortuna che da li a poco decide di contattarmi in privato quell’animale amico, con cui avevo già avuto modo di interagire durante il mio precedente trip di funghi, il quale molto gentilmente decide di farmi, nel limite del possibile, da sitter virtuale. Ovviamente a modo suo.
Inutile tentare di inanellare in sequenza precisa ciò che ci siamo scritti, mi sarebbe impossibile (per più di un motivo), ma soprattutto non avrebbe senso e sarebbe scortese verso di lui. La chat inoltre aveva un timer di autodistruzione impostato. Tutto ciò che vi era contenuto purtroppo è andato perduto.
Mi limiterò a scrivere ciò che ricordo, alla rinfusa, sperando di elaborare qualcosa di comprensibile.

Intanto va notato come, seppur fosse chiaro come il sole la persona con cui avessi a che fare, il fatto di essere stato contattato in chat privata (che mi ha dato sin da subito incredibili sensazioni di deja vu, come se tutto ciò fosse già avvenuto) mi ha lasciato confuso, non capivo se il mio interlocutore fosse lo stesso con cui avevo sempre parlato, oppure si trattasse di una terza persona. Durante il picco, quasi sin da subito in verità, la mia mente era convinta che tale individuo fosse uno sconosciuto, che prima ha assunto il ruolo di presenza onnipotente e onnisciente, una sorta di spirito guida per coloro che decidono di intraprendere il “viaggio di scoperta”. In un secondo momento, forse dovuto al senso di forza che l’Lsd mi stava donando, sono arrivato a concepirlo come un mio pari, arrivando a credere che anche lui, come me, fosse sotto l’effetto di questa sostanza, e i nostri cammini si fossero incrociati per un segno del destino.

Mi seguite fin qui? Mi spiace se tutto possa apparire contorto, ma in effetti rende al meglio le sensazioni provate durante le due o tre ore di picco.

Erano arrivate le 15, o forse un po’ prima… non ne ho la più pallida idea.
In preda ai deliri, mi viene data in pasto della buona musica. Psichedelica e avvolgente, graffiante e sintetica. Ma al tempo stesso pulsante e viva.
La mia mente cavalca l’onda di artisti quali “Sectio Aurea” o “Ogoun”, con qualche excursus verso delle tracce più ambientali e esoteriche di “Council of Nine” e “Metatron Omega”. Ero immerso nella musica come un feto dentro al grembo della madre, mi circondava e al tempo stesso la sentivo provenire da dentro il cranio. E tutto ciò senza l’ausilio di cuffie, solo un piccolo impianto stereo di bassa qualità. Durante l’ascolto, la mente si calava sempre più in profondità e dinnanzi a me cominciarono a palesarsi le prime visioni. Iniziavano a comparire i primi frattali, soprattutto quando fissavo le superfici degli oggetti, o ammiravo le tende bianche illuminate dai raggi del sole. E più mi perdevo a fissarli, più la mia mente sprofondava in questo pozzo senza fondo. Un abisso di pensieri e visioni, contorte e voluttuose quanto un groviglio di serpenti. Di colpo poi tornavo in me, mi stupivo di quanto fosse facile perdere la rotta e smarrirsi in questo mare in burrasca. Più di una volta temevo di essermi perso per sempre, arrivando a pensare in qualche frangente: “ecco, non so più come tornare, sarò costretto a vagare per sempre in preda alla pazzia fino al giorno della mia morte? E se non tornassi più lucido?”.

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Ma per fortuna, come nel mito di Teseo e il Labirinto, la mia coscienza riusciva a ripercorrere la strada a ritroso aggrappandosi ad un filo rosso invisibile, e a riemergere per l’ennesima volta, ancor più stupefatta.
E quanta gioia ad osservare i più piccoli dettagli che mi circondavano. Cose trascurabili da lucido, all’improvviso diventano pregne di significato. Si potrebbe passare una vita intera a guardare uno per uno la fibra e le trame di un tessuto, emozionarsi di quanto completo e bello sia nella sua interezza. Di quanti infiniti dettagli è composta ogni singola cosa, compresi noi.

E mentre realizzavo tutto questo mi sentivo pervadere dall’ennesima scarica di energia, vibrazioni mi correvano lungo tutto il corpo. Avevo caldo, sempre di più, mi tolsi la maglia, restai a torso nudo. E mentre vibravo, disteso sul letto a fissare il soffitto, la luce mi scaldava nel profondo. Mi irradiava. E io vibravo e sibilavo, sibilavo e rantolavo, vibravo al sole e con la gola e la lingua vocalizzavo questa energia. E mi sentivo una lucertola. Un rettile lisergico. E mentre ascoltavo “Tuistos Herz” di Burzum, sentivo di stare partecipando ad un gioco più grande di me. Captavo con le orecchie quei suoni ipnotici e mi calibravo verso le energie dell’universo. E nel frattempo vibravo, respiravo, mi emozionavo. Ridevo e piangevo. Provavo immenso piacere ed estasi profonda. Gli occhi spalancati fissavano tutto ciò che vi era oltre le pareti della mia camera. E pian piano si spostavano verso la mia mano protesa verso l’alto. Ad afferrare le energie o tutto quello che vi era al di là del “velo”. Contrassi il braccio, concentrando tutta l’energia che avevo in corpo verso l’arto. E vidi chiaramente le dita stringersi e moltiplicarsi, ad afferrare qualcosa di trasparente e indefinito. O forse era pura energia, concentrata nel palmo e tutto intorno? Sentivo che se non mi fossi fermato avrei potuto lacerare il tessuto della realtà, o con più probabilità, farmi seriamente male ai muscoli e ai tendini.

Mi fermo e mi rilasso.

Non ricordo bene quando ma provai immensa felicità. E per una manciata di secondi, seduto sul letto ad ammirare la luce che illuminava la stanza, mi sentii completo. Non avevo più bisogno di affannarmi, poiché avevo finalmente raggiunto l’apice massimo dell’esperienza umana. Stavo sperimentando la fusione col tutto. Per un breve istante il mio ego si spense. E fu dannatamente bello. Peccato che il tutto svanì, fugacemente come era arrivato.

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L’apice era ancora lungi dall’esaurirsi, e mentre continuavo a dialogare in maniera sconclusionata con il mio amico animale, questi mi suggerì di alzarmi per provare ad osservarmi allo specchio. Incuriosito mi alzo. Incespicando mi dirigo verso il bagno, mi sento stranamente più alto. Come se mi osservassi da un gradino più alto del solito. E anche il corpo lo sentii muoversi in maniera indiretta. Fu allora che sperimentai la sensazione di separazione tra corpo e mente. All’improvviso quel corpo di carne e ossa era solo uno dei tanti. Non era “me” più di quanto non lo fossero i vestiti che avevo indosso. Io non sono ciò che materialmente si è manifestato su questa terra al momento della mia nascita. Quello è un mero vascello per il mio spirito, la mia anima. E mentre realizzavo questa cosa, ebbi un attimo di esitazione. Paura di guardarmi allo specchio. Perché mi spaventa così tanto? Mi faccio coraggio. Dapprima intravidi i miei occhi. Le pupille grandi e nere come il pozzo più buio. Poi il mio sguardo scansionò ogni più piccola parte del mio volto. Le orecchie, la fronte, le guance. Cos’ è quel ghigno inquietante? Quel volto era il mio eppure non ci vedevo nulla di bello. Solo un viso tra tanti. Era strano. Suppongo questo sia un classico risultato dell’Lsd, ora che ricordo era un effetto comune di cui avevo già letto in passato. Ritorno in camera, sempre con il telefono in mano. Nel tragitto resto in piedi appoggiato alla parete per almeno dieci minuti a riflettere su chissà cosa.

Poi un pensiero mi passa per il cervello. Era da quando avevo iniziato l’esperienza che tenevo con me il mio cellulare acceso, ogni scusa era buona per interfacciarmi con l’apparecchio. Mi vengono in mente idee distopiche e transumane. “Siamo schiavi della tecnologia?” chiedo ingenuamente. Sì, forse lo siamo.
L’uomo è nato quando è nata la tecnologia. In qualche modo è ciò che ci contraddistingue dal resto del regno animale. Siamo esseri che vivono in simbiosi con essa. Insieme formiamo il superuomo. E forse, tra un po’, non ci sarà nemmeno più bisogno di noi.

Come un diavolo che sussurra all’orecchio, a questo turno tocca al mio Io parlare. Mi insinua un dubbio, che a conti fatti è una certezza. Di quelle che non ci pensi mai… ma non appena lo realizzi sei perduto. Quanto è importante per me come persona non deludere le aspettative? Lo faccio per me, per gli altri? Perché non riesco a fare a meno di dover descrivere a tutti i costi le mie esperienze? Soddisfazione personale? Ego? O vi è qualcos’altro? Insicurezza forse, mancanza di autostima? Bisogno di esprimersi? Voglia di realizzarsi?
Perché ogni volta non riesco a godermi l’esperienza per quella che è? Perché nella mia mente esiste solo il devo? Perché il “devo a me stesso” non può essere un “voglio per me stesso”? Qual è il mio problema? Perché mi voglio così male? Perché sono fatto male?
Resto nel mio miasma di brutti pensieri per qualche minuto, mi aiuta a riconoscere le parti del mio inconscio che agiscono in sordina ogni momento e su cui in qualche maniera dovrò lavorare in un futuro…

Cerco di scacciare queste idee e di concentrarmi nuovamente sulla musica. Fortunatamente ci riesco abbastanza in fretta.
Mai prima d’ora mi sono sentito così coinvolto e connesso con il mio interlocutore. Distanze chilometriche ci separano eppure mi sembra di essere nella sua testa e lui nella mia. Sento una sinergia mai provata prima, una sorta di telepatia. E mentre la musica risuona nella stanza e nella mia testa, mi sento veramente volare sopra una tela bianca, un mondo che si plasma sotto i miei occhi, fatto solo per quelli che hanno orecchie per ascoltare e facoltà di immaginare. Percepisco la dualità che sta in tutte le cose. Il lato maschile e il femminile, il bene e il male, il polo positivo e quello negativo. Insomma, l’importanza della diversità e l’energia che scaturisce dall’incontro degli opposti. La forza che fa muovere il mondo “e l’alte stelle”. Il logos che crea dal nulla.
Ecco, mi vedo su questa tela a dipingere col pensiero e le parole questo mondo primordiale, questo eden di cui io sono il creatore, per concessione di questa forza universale che taluni osano chiamare dio.
Esco da questa visione, stanco e provato dal picco di lsd che stava calando, prendo una pausa dalla musica e dall’esperienza. Ho bisogno di mangiare e schiarirmi le idee.

Saluto l’amico e mi dirigo in cucina. Finalmente riesco a pensare in maniera leggermente più lucida. Ormai il più è passato. Mangio una banana. La fame comunque non è così tanta e decido di accontentarmi.

Torno nel mio antro e decido di proseguire i miei “viaggi musicali” questa volta in autonomia. Prima un lungo e intenso sguardo al panorama dalla finestra, ancora avvolto da una calda e densa luce solare. Ormai non mi stupiscono più le onde, i frattali e i colori. Niente regge al confronto dell’immensità dei mondi contenuti all’interno della mia testa.
Continuo a vibrare, meno di prima, ma ogni tanto mi capita. Sento questa energia che mi attraversa sulle note di “Fulmine” dei Sectio Aurea, bellissima e disturbante. Disteso a pancia in giù sul letto, sprofondo nel più classico degli svarioni, ad osservare la mia mano e perdermi nelle piccole spirali che si formano se la osservo da vicino. Quanto fa strano avere nella testa, contemporaneamente, più infiniti assieme? Come fa la mente anche solo a concepire molteplici iterazioni di qualcosa che non ha fine?

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Ora inizio a capire il senso di un microdosaggio di lsd applicato alla vita di tutti i giorni… una potenzialità così alta…

La micro playlist creata in precedenza mi indirizza verso “Troubleshooting” , torno in contatto con l’amico animale, e ricomincio a vivere la musica come nel picco. Totalizzante, ritmica e profondamente legata al tutt’uno che è la vibrazione del cosmo. Comprendo sempre di più la matematica che sta alla base della realtà in cui viviamo. E mi stupisco ogni volta come un bambino di fronte alla magnifica perfezione di questo schema universale che è la vita.

Passano le ore, e in un niente si fanno le 19. L’amico si è da tempo assentato per godersi la sua serata in santa pace. Io di contro decido che è arrivato il momento di mettere sotto i denti un pasto decente. E mentre messaggio con un’altra amica, cucino nel più plateale dei modi. La goliardia dell’attimo mi trasforma in aspirante chef alle prese con i fornelli di un programma di cucina.
In tavola porto un piatto di pasta “lisergica” cucinato con tanta passione e divertimento. Nonostante la fame mangio a stento. Mi si chiude di colpo lo stomaco, “questo pasto non s’à da fare”.

Come se non bastasse sento rumori fuori casa. Mi accorgo che mio padre è tornato prima del previsto e si stava accingendo ad entrare. Con uno scatto fulmineo metto via gli avanzi, mi vesto e incomincio a lavare i piatti. Mi sento ancora bello fatto e mi parte l’agitazione per il confronto che sarebbe avvenuto di li a breve. Respiro, sento che se mi sforzo ce la posso fare.
Entra in casa, lo saluto, due commenti a caldo sulla sua giornata, cosa ha fatto e visto, poi si sposta nelle altre stanze per fare le sue cose. Capisco che è solo di passaggio e sarebbe ripartito di li a breve e mi tranquillizzo un po’. Ci prendo gusto nel lavare i piatti, mi sento energico e nel giro di cinque minuti ho finito. Anzi sento proprio di poter fare tutto e mi metto a girare per casa. Finisco di preparare lo zaino, mi cambio, mi lavo e mentre faccio tutto questo inizio una conversazione energica e articolata con mio padre che stava nell’altra stanza. I suoi discorsi sono tutti incentrati su quanto stanno bene quelli che hanno i soldi, o almeno così l’ho intenso io. Mi racconta di queste persone con cui ha trascorso il pomeriggio, i quali hanno cambiato la barca già 4 volte. Io mi infervoro e inizio il dibattito puntualizzando sul fatto che non vedevo dove fosse il bello di possedere tutte quelle cose, che anzi il senso della vita fosse altro e lo si potesse trovare solamente in tutto ciò che non si può comprare. E nel parlare entro e esco dal bagno con lo spazzolino da denti in bocca, come fossi sotto l’effetto di qualche stimolante potente. Più volte alle sue domande devo contenere delle risate fragorose o una faccia divertita. In qualche modo lui non sia accorge di nulla e dopo qualche minuto se ne va, lasciandomi nuovamente solo. Devo ammettere che tutta questa situazione mi ha pure divertito, per essere la mia prima interazione con un'altra persona sotto effetto di lsd, me la sono pure spassata. E cosa più importante ho avuto modo di dialogare con lui senza sfociare in critiche o litigi.

Finisco di prepararmi, tempo di rollarmi una cannetta per la sera, prendo lo zaino e salgo in macchina. Si lo so che non si dovrebbe guidare da fatti. Ma era un caso particolare, inoltre erano già le 21 e mi sentivo abbastanza in grado di poterlo fare. Faccio un chilometro di strada, senza incontrare anima viva e arrivo al bar di paese. C’è una specie di festa, è pieno di gente, famiglie con bambini, giovani e anziani. Quasi tutti mi conoscono, fortuna che a parte una leggera midriasi, la parlantina sciolta e un’energia e carica che sembro dopato di anfetamine, me la cavo e socializzo con tutti. Incontro dei miei amici con la loro bambina di un anno e me la fanno pure tenere in braccio. Per la serie “cose che non ti aspetti di fare sotto acidi”.
In verità il bar è solo un ritrovo. La vera destinazione è quella specie di Rave organizzato nei boschi poco distanti da li. Dopo aver bevuto una birra raccatto un paio di conoscenti e mi sposto con la 4x4 verso il luogo prefissato.

Il racconto potrebbe concludersi qui. Potrei soffermarmi ancora un po’ a parlare di come l’acido si sia fatto sentire fino all’1 di notte, per poi quasi scomparire. Potrei parlarvi del bodyload che si è ripresentato durante la serata, ma che ho risolto fumandoci un po’ sopra. Potrei persino descrivere il tipo di serata, le persone viste e conosciute, la musica, le situazioni, le risate, ma la verità è che hanno poco a che fare con l’esperienza in se. E’ stato solo un proseguo carino, in stato leggermente alterato. Un qualcosa che deciderò se rifare o meno in futuro. Il senso di alterazione comunque non si è placato fino al momento di addormentarmi nel letto di casa mia verso le 5 di mattina del giorno seguente. Un sonno che ho fatto fatica a prendere dato il continuo palesarsi di leggere CEV o pensieri tumultuosi e strani non appena chiudevo gli occhi. Ma la stanchezza si faceva sentire e da li a poco sprofondai in un sonno profondo e senza sogni.

Il giorno dopo, ero tornato completamente lucido. Forse un po’ provato, questo è vero, ma niente di pesante. Di contro iniziai a provare un senso di benessere generale, come se i pensieri, le paranoie e i grattacapi della vita di tutti i giorni si fossero finalmente presi una vacanza che, seppur in minima parte, perdura ancora adesso a distanza di almeno sette giorni da quando scrivo.

E ora che mi trovo a dover trarre le mie conclusioni, di nuovo non so che dire. Le parole in questo caso non sono d’aiuto. Tutto ciò che ho riportato è davvero solo una minima parte di quello provato ed immaginato durante l’esperienza, il picco in particolare. Quando entri in quella “bolla” in cui tutto è amplificato e dilazionato, in qualche modo si cade vittima di uno scherzo beffardo. Ti è concesso avvicinarti al tutto, assaporarlo e pure viverlo, a patto di non portarsi via ciò che si è provato. Con un po’ di impegno e fortuna si riesce a sgraffignare qualche cosa, ma tutto il resto rimane sigillato dall’altra parte di questo muro invisibile che separa la realtà cosciente da quella psichedelica. Nella mente ho impresse a fuoco delle immagini, che simboleggiano a grandi linee quanto vissuto. L’”Ouroboros” dei loop mentali, la “Spirale” degli innumerevoli infiniti, il “Pozzo” senza fine della mente e il “Fiore” frattale della luce.

Tutto il resto è vuoto. Un vuoto pieno di cose, che aspettano solo un'altra occasione per essere riscoperte. Mi sa che non le farò attendere a lungo…

Come sempre grazie a chi ha letto tutto il racconto. Un saluto a tutti

Grub
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Fractal Cloud
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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da Fractal Cloud » dom set 30, 2018 7:48 pm

Scrivi molto bene Grub, bel racconto.
Vorrei quotare direttamente alcune parti, ma vista la lunghezza viene un po' difficile e vado a braccio. Secondo me hai toccato qualcosa che sarà molto importante per la tua crescita, ma ancora non lo vedi. Gli psichedelici, per quel poco che li ho sperimentati, hanno due facce: una ti fa vedere il sublime, immenso, infinito; l'altra ti costringe a sbattere contro i tuoi limiti psicologici di essere umano, che ci sono, e saranno (forse) lì anche dopo una dissoluzione dell'ego. Nel tuo caso, questo limite, è rappresentato dalle aspettative.

Ad un certo punto scrivi:
Cerco di scacciare queste idee e di concentrarmi nuovamente sulla musica.

Questa frase dice tutto, una parte di te sa quant'è importante quella sensazione sgradevole che ti nasce dall'aspettativa, ma 100 ug sono "pochi" e riesci a distrarti e andare oltre. Ma secondo me, col tempo, elaborerai, e nei prossimi trip ci tornerai sopra inevitabilmente.

Tutto questo te lo dico perché sono uno che con le aspettative ci lotta da tanto, non è facile scacciarle, e sono una delle peggiori catene che imbrigliano lo spirito dell'essere umano, nato per essere libero.
Ogni persona che incontri combatte una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile.

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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da _psyc0path_ » dom set 30, 2018 10:43 pm

Come direbbe Fohat inizio dicendo un corposo. .
BINKIA Grub. :lode:
Sono stupefatta di aver letto tutto questo concentrato d'essenza ed essere riuscita a percepirne certe sensazioni così vivide mai provate davvero in prima persona.
Non ho mai preso Lsd ma mi hai dato l'idea del mondo parallelo in cui ti trasporta. Come un paio di occhi meglio calibrati che sovrapposti ai tuoi fanno scorgere le diverse dimensioni coesistenti alla nostra.
Tutto cio che nella cruda sobrietà trova difficilmente una collocazione in ciò che è sensato con una propria logicità, con Lucy a fare da filtro si rivela subito dotato di un sommo criterio, facente parte di un sistema assai più grande della nostra concezione spesso così limitata. Nonostante ci riesca abbastanza la visione dell'infinito con le sue scie concettuali.
Mi hai fatto ridere con gli aneddoti della lecertola, la cimice e mi sono piegata in due quando ti sei auto redarguito dopo esserti mostrato in giardino alla luce del sole fatto come una pigna con la probabilità di essere cuzzato.
Mi sei piaciuto ed è stato curioso leggerti nell'autoanalisi quando ti sei mostrato allo specchio con le tue riflessioni e il tuo ghigno inquietante.
Tralasciando gli aspetti simpatici, in generale sono talmente tante le osservazioni su cui vorrei soffermarmi che devo andarle a ripizzare nel testo e non so se riuscirò a dire tutto quello che voglio. In più su parecchie cose non c'è nulla da dire siccome già le hai spiegate a pieno.
Vogliamo parlare del titolo?? È come dire. . .
Geniale cazzo:D calza alla perfezione.
Così come hai attribuito i simboli a conclusione di ogni tuo epilogo.. sei stato minuziosamente abile e premuroso a non sottovalutare nessun dettaglio e anzi, hai sfruttato e spremuto ogni ricordo che faticosamente sei riuscito a rievocare.
È fottutamente godurioso avere la possibilità tramite uno stupefacente (per l'appunto) che come altri più o meno hanno il potere di resettarti la mente, siano in grado di risimulare e riesumare in te quel radicato piacere che si prova e instaura esclusivamente la prima volta che nasce, insidiandosi talmente bene nella testa che mai più se non con la droga potrai rilevare con la stessa potenza.
Ti stravolge i sensi e non appena torni a pensare con la tua lucida mente ti si crea un bug psicologico portandoti in maniera ossessiva a chiederti "Perchè siamo confinati a vivere a questo livello? Perchè non essere perennemente sulla vetta della piramide, abbattendo le stupide barriere della tolleranza? Perchè accontentarci di pensare come uomini normali quando possiamo elevare ogni basilare e semplice pensiero in maniera più trascendentale? Munirlo di una maggiore intensità.
È normale credo, fa parte di un qualche gene evolutivo secondo cui una volta usciti dalla nostra bolla ed essere riusciti a discernere oltre quello che ci sembrava essere "il tutto", reimpostiamo il limite delle nostre potenzialità. Aumentando sempre più la tolleranza e avendo sempre bisogno di scorgere altri confini apparenti per riscolvolgere e ridosare nuovamente emozioni e capacità.
Ma cazzo che seccatura.
La mente dev'essere devastata, usurata all'indicibile e sottoposta ai "peggiori esperimenti" per poter estrapolare il massimo che ha da offrirci.
Comunque non voglio dilungarmi su opinioni personali troppo fuorvianti.
I tuoi riferimenti sono stati molto azzeccati.
Potrei scrivere ancora molto commentando ogni cosa ma sento che non ce n'è bisogno.
Se avevo delle aspettative le hai stravolte.
Grazie per l'impegno che ci hai dedicato e per averlo condiviso.
Brucaliffo and Lucy in the sky with diamonds 8-)
..Sento come un energia invadermi l'esistenza quasi a dirmi "vivi più che puoi e goditi il viaggio.. One life, One chance"

Non induco le persone ad usufruire di stupefacenti.

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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da grub » lun ott 01, 2018 12:44 am

@Fractal Cloud Grazie Fractal, @_psyc0path_ grazie anche a te psych0, per aver letto e commentato.
Mi spaventa pensare a quale vaso di pandora potrei scoperchiare se mi spingessi ancora oltre... ma mi sa che tocca, i problemi non si risolvono da soli. E se voglio cercare di costruire una sorta di terapia psichedelica, ogni sconvolgimento è bene accetto. Ci sono degli aspetti di me che mi piacerebbe smantellare e ricostruire adeguatamente e spero con il tempo di riuscire in questa impresa.
Certo è un peccato non poter restare "illuminati a vita" ma forse non è nemmeno auspicabile. Il cambiamento deve avvenire in maniera graduale altrimenti si rischia di derealizzarsi soltanto. Un passo per volta, Roma non è stata costruita in un sol giorno.
Ci mettiamo anni a forgiare una parvenza di carattere con tutte le sue sfumature positive o negative. Non si può pretendere di fare altrettanto in poche ore.
Per la prossima esperienza non so se scriverò un report... ma meglio non fare promesse che non sono sicuro di riuscire a mantenere :lol:
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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da Fractal Cloud » lun ott 01, 2018 6:19 pm

grub ha scritto:
lun ott 01, 2018 12:44 am
Ci mettiamo anni a forgiare una parvenza di carattere con tutte le sue sfumature positive o negative. Non si può pretendere di fare altrettanto in poche ore.
Esatto, ma soprattutto, ogni cosa a suo tempo. Bisogna essere maturi per superare il proprio ego, e si può essere maturi solo dopo aver costruito un ego ben strutturato (detto spicciolo e in poche parole), proprio come Siddharta, che prima di arrivare alla trascendenza prova tutte le esperienze più terrene. Questa penso sia una delle cose più giuste e difficili che mi ha insegnato il mio terapeuta.
Quanto al rimanere illuminati, beh, sarebbe troppo facile! ;)
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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da Lyrd » mar ott 02, 2018 1:37 am

Che bellissimo report in cui ho trovato numerose analogie con la mia stessa esperienza da neofita, diciamo, della medesima sostanza. Io però non sarei mai riuscito a parlare con mio padre e preso dall'ansia non so come avrei reagito ahahah. Ma questo anche con altre persone sconosciute o di cui non ho fiducia. Probabilmente a causa della mia continua insicurezza davanti a certe persone con atteggiamenti maggioritari nella società. Forse è questo che la sostanza vuole tirare fuori di me, una cosa che non ho mai analizzato a Vedremo per la prossima esperienza, ancora complimenti veramente coinvolgente!
Nessuna verità è assoluta e può rendere soddisfacente un'esistenza impossibile in sé.

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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da grub » mar ott 02, 2018 2:15 am

Lyrd ha scritto:
mar ott 02, 2018 1:37 am
Che bellissimo report in cui ho trovato numerose analogie con la mia stessa esperienza da neofita, diciamo, della medesima sostanza. Io però non sarei mai riuscito a parlare con mio padre e preso dall'ansia non so come avrei reagito ahahah. Ma questo anche con altre persone sconosciute o di cui non ho fiducia. Probabilmente a causa della mia continua insicurezza davanti a certe persone con atteggiamenti maggioritari nella società. Forse è questo che la sostanza vuole tirare fuori di me, una cosa che non ho mai analizzato a Vedremo per la prossima esperienza, ancora complimenti veramente coinvolgente!
grazie per i complimenti. Fidati anche io mi sono piacevolmente stupito di essere riuscito a dialogare con mio padre... Probabilmente perché con l'avanzare degli anni si è fatto un Po "fessacchiotto", per usare un bel termine, e quindi non ha colto. ;)
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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da tropopsiko_23 » mer ott 03, 2018 3:08 pm

Probabilmente tra le migliori esperienze mai lette su questo forum, descritta in maniera molto intelligente.

L'esperienza in sè non ha chissà quali aspetti particolari. Ti sei fatto i soliti svarioni da trip, essendo da solo al chiuso hai sfogato un po' di più sui pensieri...cosa resa più netta dall'approcciarsi in maniera "psiconautica".
Ormai sono passati quasi 2 anni dall'ultima volta che ho preso un po' d'acido ma mi sembra una infinità...probabilmente ora non sarei in grado di gestire "la spirale", come la chiamo io. Per questo ti dirò le mie impressioni in maniera molto lucida.

Premetto che non sono nessuno per giudicare le azioni di un altro, non prendere nulla sul personale, sono miei pareri e basta. :D

Sarà che io ho ricevuto una sorta di educazione sull'uso delle sostanza molto legata alla subcultura delle feste tekno...sarà che nel tempo ho maturato delle idee abbastanza radicali...ma non mi piacciono alcune cose della tua esperienza.
La parte iniziale è classica, con le prime introspezioni "forzate" che ti incasinano un po' il cervello...gli episodi auto-comici dal retrogusto amaro come quelli della lucertola, dell'insetto e del sole...IL SOLE, RAGAZZI, L'INCREDIBILE FORZA DEL SOLE...i primi sensi di lontana (e sottolineo lontana) paranoia, con la paura che qualcuno si accorga del tuo stato alterato, eccetera eccetera...guarda, per me quando hai preso lo zainetto, lì saresti dovuto partire all'avventura. Si rischia ad andare drogati in giro, certo, ma si rischia pure andando sobri. Non ti sei mangiato 10 acidi e non era la tua prima esperienza psichedelica, con un cartone di 1P non ti sarebbe successo niente di male, probabilmente.
Avresti potuto vivere una storia incredibile, accogliendo tutti gli stimoli "naturali" dal fuori e implementarli con il tuo essere, fondendo e rifondendo. Senza cellulare, magari. :ninja: Comunque, hai fatto quel che ti sentivi di fare, quindi hai fatto bene. Dico semplicemente che stare in casa appresso a uno schermo luminoso non è il massimo normalmente, figuriamoci in uno stato alterato.

Hai descritto le sensazioni del picco in maniera sublime, io non ci sono mai riuscito. Riconosco tante cose e riesco ad immaginare le altre, wow, bravo.
Mi ha colpito molto il "più infiniti insieme". Ho scritto una poesia a riguardo, te la manderò.

La parte della cucina e dell'incontro con tuo padre mi ha fatto sorridere, è un altro classico della fase "discesa".

Quello che non capisco, o meglio quel che mi dispiace, è che tu non abbia assaporato la musica della festa durante il picco. Mi spiego...non ho idea di che festa si trattasse e soprattutto non ho idea dell'ambiente, della musica, della gente eccetera...ma in generale non c'è nulla di più stupefacente della musica di un sound system che suona.
Se il contatto con la musica è una cosa che ti piace e che ricerchi, ti consiglio vivamente di provarlo prima o poi.

Fantastica la parte della bambina :D

Comunque volevo risponderti passo passo ma scrivere al computer mi snerva e sono già arrivato a destinazione.

Bella esperienza, ciao :asd:

edit: ah dimenticavo una cosa importante...dopo tutti i miei viaggetti posso dirti che tante volte mi è sembrato di arrivare a delle conclusioni stratosferiche sulla vita...ora vedo il tutto come una grande illusione, sono molto scettico a riguardo e credo che la gran parte delle volte gli psichedelici siano una "scorciatoia" per arrivare a delle ovvietà che, con un po' di impegno e sana introspezione, non sono così difficili da notare. L'unica cosa che mi hanno fatto capire gli acidi è che drogandomi mancavo di rispetto a me e alla mia famiglia e che finché avessi continuato non avrei mai recuperato la fiducia in me stesso che, da tempo, ormai avevo perso. Ops :asd:
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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da grub » gio ott 04, 2018 2:11 am

@tropopsiko_23 grazie per la lettura, apprezzo il tuo punto di vista, e mi fa piacere ricevere consigli da uno che ha già fatto le sue esperienze e ha capito di non averne più bisogno. Sul discorso del telefono, ti do pienamente ragione. Avrei fatto bene a mollarlo invece che ostinarmi a cercare un contatto con amici virtuali.
Sul discorso del non essermi allontanato da casa, sono combattuto. Certo mi sarebbe piaciuto ma contemporaneamente sento che è stata la scelta più giusta. Al prossimo giro, quando accadrà, cercherò di organizzarmi meglio e se posso farò un primo trip in natura :D
In casa avrei potuto fare tanto altro, tipo disegnare o suonare ma stupidamente non l'ho fatto... ho ascoltato un sacco di musica... anche troppa. Alla festa sono arrivato già un po saturo. Non che non mi sia piaciuta, la musica era bella ma il trip era sceso tantissimo e mi sentivo un po' a disagio in quell'ambiente. Non avevo amici stretti li con me, solo tanti conoscenti e sconosciuti. Sarà per quello che sebbene la musica risultasse leggermente amplificata dai rimasugli dell'acido, non l'ho vissuta come nel pomeriggio a casa da solo. Ad ogni modo grazie ancora per i complimenti, felice tu abbia gradito.
Ah, e leggerò volentieri la tua poesia se me la vuoi mandare, anche in privato se preferisci.
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Re: Exp. Lsd – Δομ (Dedalo Opera Magna)

Messaggio da Fractal Cloud » gio ott 04, 2018 11:51 am

Se posso permettermi, non pentirti di niente del tuo trip...hai scelto ciò che sentivi, e rimproverarsi a posteriori non ha senso, anzi è solo un'altra vittoria dell'ego. ;)
Sinceramente sono uno di quelli che pensano che la sicurezza venga prima di tutto, abbiamo una sola vita e rischiare di comprometterla solo per non fare un passo indietro è sciocco. Quando e se te la sentirai farai di più, ci manca solo di non seguire ciò che sentiamo di fare nemmeno durante un trip! Naturalmente i consigli di tutti possono esserti preziosi per future idee, personalmente ti confermo che, se ti piace disegnare, farlo sotto 1p ti darà bellissime sensazioni e potenzialmente ottimi risultati: io sotto psichedelici ho scoperto di essere precisissimo, oltre che più creativo, anche se in genere l'ho fatto con dosaggi piccoli (per me lo sweet spot per disegnare è sui 50-75 ug).
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