DALL'INCONSCIO AL CONSCIO

Ciò che riguarda la psichedelia ma non trova posto nelle altre sezioni.
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era
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DALL'INCONSCIO AL CONSCIO

Messaggio da era » sab gen 18, 2020 12:43 pm

La nostra coscienza sembra essere stata deframmentata in vari settori, tuttavia non è detto che tali suddivisioni siano corrette. Quanto possiamo inizialmente definire è che noi siamo coscienti durante la veglia e incoscienti durante il sonno.

Spero che questa constatazione non sia discutibile, poichè queste sono le due forme del nostro io che tutti conoscono.


VEGLIA:
Durante la veglia sarebbe attivo pure il subconscio, una forma non ben definibile che si cercherà di delucidare se qualcuno deciderà di discuterne.
La veglia sarebbe caratterizzata da maggiore coscienza. Quindi coscienza, ma non al 100%.

Prendiamo in considerazione che nelle giornate in cui siamo più svegli la percentuale della coscienza tende verso l'alto, le giornate in cui non lo siamo tende verso l'incoscienza.

Mentre siamo svegli abbiamo piena facoltà fisica e mentale, almeno così pensiamo.


SONNO:
Durante il sonno sarebbe comunque attiva una minima parte di conscio, dato che spesso riusciamo a ricordare quanto abbiamo sognato.
Il sonno sarebbe caratterizzato da maggiore incoscienza, ma non al 100%.

Quando dormiamo e si manifesta la situazione di maggiore incoscienza, non ci rendiamo conto di nulla. Ci si sveglia con la sensazione di essere andati a dormire pochi minuti prima.

Prendere coscienza durante il sonno, però porta a ricordare e a vivere quella condizione che si potrebbe definire immateriale.




In merito si potrebbe scrivere parecchio, ma non ne vedo il senso senza interazione altrui.




Ponendo come esempio un cursore che va da 0 a 100, potremmo esprimere 0 come incoscienza e 100 come coscienza.
I due estremi però non potrebbero risultare validi, dato che 0 vorrebbe dire non esistere e 100 vorrebbe dire la coscienza espansa all'infinito (potremmo comparare con gli Ohm).

Un esempio semplice potrebbe essere quello in cui ci troviamo con la coscienza al 70% e facciamo utilizzo di una sostanza stupefacente che potrebbe attivare la coscienza nei settori che competono l'incoscienza. Quindi dal 70% passeremmo bruscamente (solitamente l'effetto si esprime in poche ore,.... solitamente) al 30%.
Che cosa accade?
Le sostanze in questione ci portano a scoprire la parte di inconscio che è in noi.
Il subconscio potrebbe essere una semplice definizione per la parte di coscienza non ancora scoperta, che risiede in ciò che definiamo inconscio.

La coscienza sarebbe quindi attribuibile all'interpretazione della situazione materiale e l'incoscienza la parte di coscienza ridotta al latente.


...c'è voglia di continuare?
Non ho tempo.


siramca
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Re: DALL'INCONSCIO AL CONSCIO

Messaggio da siramca » sab gen 18, 2020 1:08 pm

Oh era... come ti chiami? Nel tuo nome ci sono tutte le risposte!

È tutto molto molto MOLTO più semplice!

AMORE!


Difficile scrivere con aya in corpo, comunque:

TI VOGLIO BENE!

🤣
ADIEU

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Inìgo
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Re: DALL'INCONSCIO AL CONSCIO

Messaggio da Inìgo » sab gen 18, 2020 2:25 pm

Su questo argomento amo molto la metafora della stanza buia e della torcia: l'intero volume della stanza è la mente, che viene scandagliata dalla torcia (l'attenzione dell'io, funzione puramente cognitiva) per portare alla coscienza vari contenuti. Certi angoli della stanza sono sempre al buio, e forse non saranno mai illuminati: quello è l'inconscio. Altri solo illuminati in certi momenti ma poi il raggio della torcia si sposta (l'attenzione è limitata e dobbiamo scegliere dove dirigerla) e tornano al buio: quello è il sub-conscio (o pre-conscio). Le parti che in ogni dato momento sono illuminate sono la coscienza.
Gli psichedelici "truccano" la torcia in modo che abbia un raggio più ampio e più lungo (il che non è per forza un bene, anzi!).
Anche durante i sogni siamo quindi in un certo senso coscienti, solo che la torcia punta verso anfratti remoti che raramente prendiamo in considerazione.
Anche il fatto che non ricordiamo un sogno (o un determinato evento reale) non vuol dire necessariamente che in quel momento non eravamo coscienti, ma solamente che il fatto non ha lasciato "tracce" nei circuiti cerebrali dei ricordi.

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Fohat
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Re: DALL'INCONSCIO AL CONSCIO

Messaggio da Fohat » sab gen 18, 2020 7:25 pm

Io a livello generale vedo l'inconscio come un mare, "l'Oceano delle infinite esperienze", in cui sono contenute in potenza tutte le manifestazioni possibili. (dico manifestazioni perché su ciò che non può manifestarsi... beh, non possiamo dire nulla)
Questo mare è esplorabile tramite sogni, stati alterati di qualsiasi tipo, anche non psichedelici, e tutto il resto. ma necessariamente l'esplorazione non può concludersi mai, in quanto appunto si sta esplorando l'infinito.
l'Assoluto e l'Inconscio, se si vuole essere scettici e relativistici al massimo grado, sono la stessa cosa, per quanto ne sappiamo. il Mistero di Dio (o chi/cosa per lui) sta lì, se vogliamo vederla in modo """materialistico""", ma io direi si tratta di onestà intellettuale più che di materialismo.

Questa è l'immagine generale, ampia.

Poi c'è un'altra immagine che ho. Questa si riferisce al particolare.
Sicuramente la distinzione tra conscio, subconscio e inconscio è una schematizzazione convenzionale, e i contorni di queste categorie sono quanto mai sfumati. Ci potremmo soffermare sull'apprendimento, ad esempio di un comportamento, o di una lingua, o di un concetto. Potremmo dire che inizialmente questo nuovo contenuto viene tenuto nella sfera conscia, e che col tempo tende però ad inabissarsi verso l'inconscio. In questo modo si forma un'abitudine, una capacità che viene interiorizzata. Questo ci permette di parlare automaticamente, senza che la nostra sfera del conscio debba contenere, mentre parliamo, l'immenso bagaglio delle istruzioni e delle regole sull'uso del linguaggio; ma possiamo invece tenere cosciente solo il contenuto di ciò che stiamo dicendo e i suoi sviluppi.
è una questione di economia e di ecologia della mente.

ovviamente questo ha il suo risvolto "negativo", vale a dire che noi padroneggiamo SOLO tutti quei comportamenti/concetti eccetera di cui abbiamo scordato il funzionamento, o, per meglio dire, di cui abbiamo relegato la dimensione "meta-attuativa" (le istruzioni su come usare quel comportamento/concetto ecc) nell'inconscio.

Dunque, non solo l'Inconscio non può essere reso del tutto conscio perché è infinito, ma oltretutto qualsiasi cosa presente nella sfera conscia viene progressivamente fatta sprofondare via via che ce ne appropriamo. è un meccanismo molto furbo ma che ha logicamente i suoi limiti.


un'ultima immagine mi preme lasciare. all'inizio del discorso "più particolare" sull'inconscio, che ho appena terminato, ho detto che "un nuovo contenuto inizialmente è nella sfera conscia [prima di iniziare a sprofondare]".
È interessante chiedersi COME arriva un "contenuto" nella sfera conscia. cosa si intende per "contenuto"?
allora, io definisco contenuto un MODELLO manifesto, che può essere visivo, verbale o avere altre forme.
Una teoria ad esempio è un modello. un modello esplicativo, più precisamente. cioè è l'idea che ci siamo fatti di un qualcosa fuori di noi.
Nel caso di un modello in senso generale, dunque di un generico contenuto conscio, quest'idea è una qualsiasi manifestazione (quindi una parziale materializzazione) di qualcosa che non possedeva forma all'interno di noi.
Per fare un esempio, se qualcuno mi parla di un concetto, a me arrivano solo le sue parole, vale a dire un messaggio da decodificare. Una volta decodificato, esso è senza forma, finché io non gliene do una così da poterlo gestire come "oggetto mentale". in realtà questo processo di materializzazione avviene DURANTE la decodificazione, e per farlo mi servo delle altre conoscenze (degli altri contenuti mentali, consci o inconsci) che posseggo. in questo caso, mi servo del linguaggio e del suo significato per capire cosa il mio amico sta dicendo.

Arrivo al punto finale di questa congettura: come creo una forma per un messaggio proveniente dal mondo esterno? come lo interpreto per assegnargli degli attributi e costruirci un modello?
Ecco, io penso che per farlo noi andiamo a pescare proprio nell'oceano dell'inconscio! È lì che si trovano le infinite manifetazioni che sono in ognuno di noi.
Deve esistere un qualche processo (anch'esso inconscio) per cui il messaggio proveniente dall'esterno viene confrontato e poi matchato con qualche immagine simile proveniente da quell'oceano.
e questo processo immaginativo riferito alla realtà è ciò che chiamerei - usando termini inglesi perché qui mi sembra che esprimano meglio la cosa - PATTERN RECOGNITION.

Dunque, in conclusione, uno stimolo o messaggio esterno viene associato in qualche modo ad un modello proveniente dall'inconscio. Così assume una forma manifesta, e diviene un oggetto mentale. come tale diventa maneggevole, e viene ospitato nella sfera del conscio, sottoposto al raziocinio ed "esplorato" in quanto contenuto nuovo.
via via che questo processo va avanti, la mente si appropria sempre più del contenuto, e lo fa sprofondare verso il subconscio come automatismo (o in generale qualcosa "che si padroneggia").
Se questo contenuto viene utilizzato, permane nel subconscio in maniera inconsapevole ma senza perdere "vividezza"; altrimenti col tempo, se non viene richiamato, esso sprofonda oltre una certa soglia (quale? è qui che andrebbe tracciato il confine con l'inconscio?) oltre la quale viene perduto.

Paradossalmente, la forma ritorna nell'Inconscio da dove proveniva, alimentando quello stesso oceano con una sfaccettatura leggermente diversa delle sue infinite manifestazioni.

Questa prospettiva è molto affascinante credo.
Spero di non essere stato troppo confuso nell'esporre questa mole di pensiero...
"Non esiste un'esperienza psichedelica, ma esiste ciò che noi integriamo di essa."
Tutto ciò che scrivo è inventato o sognato.

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era
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Re: DALL'INCONSCIO AL CONSCIO

Messaggio da era » ven gen 24, 2020 12:05 am

Inìgo ha scritto:
sab gen 18, 2020 2:25 pm
Su questo argomento amo molto la metafora della stanza buia e della torcia: l'intero volume della stanza è la mente, che viene scandagliata dalla torcia
E' grazie alla comunicazione che possono rendersi più ampie le vedute sul 'cogito ergo sum'. La comparazione tra buio e luce è un buon sistema per ottenere risposte tangibili per le domande che ci poniamo.
Gli psichedelici "truccano" la torcia in modo che abbia un raggio più ampio e più lungo (il che non è per forza un bene, anzi!).
Similmente comparavo l'espansione della propria coscienza al raggiungimento di ohm molto bassi. Le differenze che vedo stanno nel focalizzarsi in una dato emisfero della propria coscienza oppure nell'interpretarla come onnipresente ma incapace di gestire la propria espansione/contrazione.
Entrambe le varianti si completano e così potremmo dire di aver integrato l'un l'altro. Come se ci scambiassimo ricette sul come preparare un uovo al tegamino.

Sono dell'opinione che quel 'truccano' sia da attribuire anche alla maggiore capacità (capacitanza (elettronica)) che hanno le entità in dati attimi di interagire con la nostra coscienza e con il nostro corpo.
Provare a girare con una lampadina in mano (focalizzazione) oppure farsi fare luce (modalità gestita, espansione) diventa una questione di scelta. Abbiamo la notte e il giorno, il buio e la luce, così pure noi possiamo decidere o meno se affrontare la 'strada' da soli (ottima scelta) oppure farci guidare (ottima scelta) tanto entrambe le situazioni si vanno a creare nel momento in cui decidiamo di voler 'navigare' nei meandri della nostra mente e nella mente collettiva.

Anche il fatto che non ricordiamo un sogno (o un determinato evento reale) non vuol dire necessariamente che in quel momento non eravamo coscienti, ma solamente che il fatto non ha lasciato "tracce" nei circuiti cerebrali dei ricordi.
Secondo me il hard disk è sempre lì a registrare, la sua capacitanza è illimitata.
Noi siamo agli esordi del concepire l'illimitato, quindi siamo limitati. Chi più chi meno, questione di genetica, scelte, fortuna ecc....
Potremmo comparare ciò che non è limitato con l'eternità.
Pensare è semplice, immedesimarsi un pò meno. Sfiorare il concetto di eternità porta ad una saturazione delle sensazioni che è difficile da reggere. Credo di parlare del confine tra la normalità e la pazzia.

Fohat ha scritto:
sab gen 18, 2020 7:25 pm
Io a livello generale vedo l'inconscio come un mare, "l'Oceano delle infinite esperienze", in cui sono contenute in potenza tutte le manifestazioni possibili.
Non c'è due senza tre. Grazie per l'integrazione.
In effetti ho sentito già comparare la terra e il mare ai due stati della nostra coscienza. Come meta temporanea è stata spesso indicata la spiaggia.
l'Assoluto e l'Inconscio, se si vuole essere scettici e relativistici al massimo grado, sono la stessa cosa, per quanto ne sappiamo. il Mistero di Dio (o chi/cosa per lui) sta lì, se vogliamo vederla in modo """materialistico""", ma io direi si tratta di onestà intellettuale più che di materialismo.
Onestà intellettuale che sarà legata alla consapevolezza che siamo materiali e che la materialità è comparabile a quella spiaggia.

Spiaggia per chi vuol sentire l'odore del mare, non di certo per chi vuole stare nascosto in collina. Resto sulla linea comparativa, s'intenda. Fossimo esseri acquatici l'inconscio sarebbe rappresentato dalla terra.


C'è però un fattore che allaccerei alla visione del conscio e dell'inconscio: la condizione remota.
Che si tratti di conscio oppure inconscio, è sempre una questione di essere, legata alla creazione.
Tutto ciò che ci circonda, noi inclusi, siamo frutto di una 'qualche forma intelligenza' che vista nella sua forma più primitiva è alquanto misteriosa (giusto un pelino :asd: ).
E' che se tutto è diviso in maschio e femmina, in positivo e negativo, anche quel povero dio non può essere visto come un'entità unica. Introdurrei piuttosto ad una visione duale, a ciò che non sarebbe definibile entità. Semplici concetti di infinita espansione (femmina) e infinita contrazione (maschio).
Come avrebbero compreso di 'essere' è un'altra domanda senza fine. Le risposte sarebbero quindi da intravedere nel 'quotidiano' gocciolare di perle di saggezza che ognuno di noi può accatastare, cogliendole come se fossero manna che scende dal cielo.
Sicuramente la distinzione tra conscio, subconscio e inconscio è una schematizzazione convenzionale, e i contorni di queste categorie sono quanto mai sfumati. Ci potremmo soffermare sull'apprendimento, ad esempio di un comportamento, o di una lingua, o di un concetto.
Schematizzazione che ha portato alla comparsa di malattie quali il voler 'piramidizzare' i settori della mente.
Possiamo renderci perfettamente conto che apprendere una lingua vuol dire imparare a utilizzare sequenze di vibrazioni differenti. La sequenza 'italiano' rappresenterebbe la sequenza di comparazione. Imparando la sequenza 'cinese' avremo dato inizio alla ricerca di sinonimi che nella sequenza 'italiano' vogliono dire per noi una data cosa.
Giochetti della mente.
Potremmo dire che inizialmente questo nuovo contenuto viene tenuto nella sfera conscia, e che col tempo tende però ad inabissarsi verso l'inconscio. In questo modo si forma un'abitudine, una capacità che viene interiorizzata. Questo ci permette di parlare automaticamente, senza che la nostra sfera del conscio debba contenere, mentre parliamo, l'immenso bagaglio delle istruzioni e delle regole sull'uso del linguaggio; ma possiamo invece tenere cosciente solo il contenuto di ciò che stiamo dicendo e i suoi sviluppi.
è una questione di economia e di ecologia della mente.
Ben detta, ecologia e economia di tutto ciò che assimiliamo stando a contatto con altre entità, essendo noi stessi composti di entità. Una comparazione che utilizzo è quella di due corpi adiacenti. Uno ha 40°C, l'altro 20°C. Rinchiusi in una stanza la temperatura dei loro corpi tenderà a livellarsi e il tutto durerà per un dato lasso di tempo poichè a sua volta i due corpi scambieranno la loro temperatura con l'ambiente, o per chi vuol vedere una continuità 'cosciente', con la temperatura delle entità che costituiscono l'ambiente.

L'universo è in costante 'movimento' endo-esotermico, così la nosta coscienza è alla costante ricerca di uno stato bilanciato, dell'armonia. Armonia espressa come un miraggio che ogni tanto diventa realtà, speranza.
Dunque, non solo l'Inconscio non può essere reso del tutto conscio perché è infinito, ma oltretutto qualsiasi cosa presente nella sfera conscia viene progressivamente fatta sprofondare via via che ce ne appropriamo. è un meccanismo molto furbo ma che ha logicamente i suoi limiti.
:asd: :asd: :asd:
un'ultima immagine mi preme lasciare. all'inizio del discorso "più particolare" sull'inconscio, che ho appena terminato, ho detto che "un nuovo contenuto inizialmente è nella sfera conscia [prima di iniziare a sprofondare]".
Heh, chissà. Mi chiedo se esistono 'nuovi contenuti' che passano prima nella sfera dell'inconscio per poi avanzare verso il conscio.
Ciò che concettualizziamo come sensazione non è detto che venga trasmessa convenzionalmente come siamo abituati. Certi contenuti potrebbero essere innati, altri potrebbero nascere nel nostro inconscio per poi affiorare nel conscio.

Dunque, in conclusione, uno stimolo o messaggio esterno viene associato in qualche modo ad un modello proveniente dall'inconscio. Così assume una forma manifesta, e diviene un oggetto mentale. come tale diventa maneggevole, e viene ospitato nella sfera del conscio, sottoposto al raziocinio ed "esplorato" in quanto contenuto nuovo.
Quindi potrei dedurre che sì, la risposta precedente trova appigli in questa tua osservazione.
via via che questo processo va avanti, la mente si appropria sempre più del contenuto, e lo fa sprofondare verso il subconscio come automatismo (o in generale qualcosa "che si padroneggia").
E' un concetto di spazio-tempo.

Ma se il tempo venisse messo in disparte?
Senza fare confusione con la successione degli avvenimenti focalizzerei su quella situazione remota descritta prima:
dio non c'è, la dea nemmeno, non esistono ancora le creature arrivate successivamente, quindi una situazione priva di concettualizzazione.

Che era?
Come si presentava?
Come avranno fatto le due unità a trovarsi per copulare e far nascere il creato, come hanno capito di essere?

Anticipo che dal nulla di certo non è arrivato niente. Il nulla esprime qualcosa che non c'è, qualcosa di inespresso. Di fatto rendersi conto di esistere dona risposte che non permettono al nulla di farsi spazio nella nostra mente.

Una cosa è per me certa: non vedo la possibilità di estraneare il concetto di temperatura neppure nel vuoto assoluto (fisica). Materialmente essa assume dei valori che nelle sue oscillazioni determinano l'armonia nell'ambiente circostante, nell'immateriale potrei compararla al concetto dei colori:
mettendo fisicamente un pò di tutto (di tutti gli elementi presenti in natura (chimica)) in un forno, inizialmente avremmo il buio, il nero. Man mano che la temperatura aumenta compare l'arancio (es. 500°C), poi il giallo (940°C), poi il bianco (1400*C). Proseguendo con l'innalzamento della temperatura è prevedibile anche la volatilizzazione degli elementi presenti nel forno, che supportati dalla luce (bianco) donerebbero a questa caratteristiche sfaccettature identificabili come colori (traggo esempio dalla colorazione della fiamma, dai fuochi d'artificio).

Mi rendo conto di esprimermi per parabole, ma provando quel concetto di temperatura come un qualcosa di enormemente espanso e che non trova confine nemmeno nell'immateriale, è ovvio per me associare la coscienza alla temperatura, alla eterna espansione.
Inversamente, parlando di contrazione, di 'densità', vedo il fuoco come temperatura densa, la stessa specie di entità che però si contrare all'infinito, potendo rappresentare un puntino nell'eterno, l'universo posto al centro dell'immateriale.

Spero di non essere stato troppo confuso nell'esporre questa mole di pensiero...
Anzi, chiaro. Letto una volta il teso è comprensibile ad un livello, letto due volte è già parte integrante dei miei pensieri. Come del resto quello fatto da Inìgo. Attendo completamenti e interazione con molto entusiasmo da parte mia.
Non ho tempo.

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