È così comunque che comincia. Si cerca lo sballo e a lungo andare chi vuole comprendere il perché, da inizio al cammino.
Il cammino in quale realtà?
Mi chiedo quanto sia realtà la normalità imposta dalla società nella quale viviamo.
Che siano leggere o pesanti, le droghe portano al concetto di ciò che chiamiamo morte. Come interpretare poi questa 'parolona' diventa di nuovo un fatto soggettivo.
I primi utilizzatori sicuramente non potevano sapere che effetti avrebbero avuto dopo l'ingurgitazione dell'ennesima pianta da scoprire.
Lo sciamano è diventato colui che ha dimostrato più familiarità e resistenza alle varie manifestazioni. È ovvio che di generazione in generazione gli umani si sono tramandati gli insegnamenti ricevuti dalle piante (che sono custodi e forgiatrici delle droghe), umanizzandoli e rendendoli sempre più elaborati.
Ma alla fin fine l'umanizzazione dell'insegnamento è un compromesso, una forma di fusione tra quanto svelato dalla pianta/dalla sostanza e quanto compreso dall'interprete. Lo stesso vale per le altre entità.
Le piante hanno scelto chi utilizzare come medium. Sia allora che al giorno d'oggi sono alla costante ricerca di nuovi adepti. Noi umani, di conseguenza, facciamo lo stesso.
Chi scegliere per comprendere al meglio l'immateriale (l'espansione della coscienza sarebbe una conseguenza), l'umano o le entità mobili?
A dare consigli si fa presto, ma si è certi della razionalità di quanto si esprime?
Ogni scelta può essere giusta, se ci si pone le dovute domande. Allo stesso tempo si può intraprendere tutte le vie possibili, tutte le 'strategie' possibili per ottenere una semplice risposta: qual'è la realtà.