Candy flip on the mountains

AutoreMENE
Sostanza assuntaLSD, MDMA, THC
Via di somministrazione
QuantitàLSD 120ug - MDMA 15mg
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Ci tengo a condividere questa affascinante esperienza che mi sono sognato l'altra sera.

Data:12/03/2016
Set: Passeggiata in montagna fino ad una casera/bivacco di sassi in inverno con la neve.
Setting: Estremamente in pace con me stesso e desideroso di passare un po di tempo a contatto col mio io.
Partecipanti: Solo (o almeno credevo)


Esperienza

E' sabato mattina.
Una volta preparato tutto l'equipaggiamento nel grande zaino, e aver pranzato leggero, parto in macchina.
La mia meta è un bivacco a quota 1300m su una parete di prato e rocce con vista sulle prime città della pianura.
Ho portato con me 2 birre, 2 bottiglie d'acqua, arance, kiwi, pane, formaggio e uova delle mie galline.
E' la mia prima avventura di 2 giorni in solitaria. L'intenzione è di passare la notte nel bivacco in LSD in modo da entrare in contatto con me stesso e chiarirmi un po le idee data la logorante routine di questo periodo. Per aiutarmi a lasciarmi andare ho deciso di assumere anche una piccola quantità di MDMA.
Arrivo in macchina fino alla zona da cui si parte in cima al passo ma dei rami bassi in mezzo alla strada mi rigano parecchio sia il cofano che la cappotta. Accanto alla strada i prati sono completamente innevati, così torno in dietro e parcheggio sotto un abete di una casa disabitata. Smonto dalla macchina, bevo l'MDMA discolta in acqua e metto il blotter in bocca. Carico il pesante zaino in spalla e mi incammino.
Sono le 12:00. L'avventura ha inizio.
I miei genitori non sanno che sono da solo o avrebbero cercato di fermarmi ad ogni costo. In effetti è sconsigliato andare in montagna da soli ma ero sicuro che fosse un percorso tranquillo e senza difficoltà, in più doveva essere una sfida con me stesso per dimostrarmi che certe cose le posso fare anche da solo, anzi, ancora meglio da solo.
Decido di tagliare un sentiero tra il bosco e mi ricongiungo più avanti ma non sono sicuro se sia lo stesso o un altro. Continuo e leggo le indicazioni su un cartello, era la strada giusta.
Non ero mai stato a piedi su queste zone, eccetto una breve passeggiata durante l'estate quando si era svolto un piccolo festival reggae proprio li in zona, ma comunque mi ero studiato bene la mappa dell’area coi vari sentieri e casere lungo il percorso. Non temevo nulla.
Il sentiero è pieno di neve e in salita si tende a scivolare, poi ci si inoltra nel fitto del bosco.
Dopo mezz'ora di cammino sbuco sul primo prato sotto la cima da cui si vedevano aprirsi le valli e i paesi sottostanti e vengo investito da un gelido vento. Si vedono moltissimi sentieri sulle creste sotto di me, tutti che si collegano verso le zone del bivacco.
La neve diventa sempre più alta ed inizia ad entrarmi negli scarponi. Nessun problema, mi dico, una volta al bivacco avrei asciugato tutto davanti il caminetto.
Cerco di notare i primi segni di effetti. Penso che l'MDMA stia iniziando a salire. Sono parecchio caldo e sudato (anche per la ripida salita) e di colpo non sento più la fatica che viene sostituita da un senso di appagamento e soddisfazione. L'acido ancora niente.
Il sentiero cambia iniziando a costeggiare la parete di prato innevata parecchio ripida, dove sulla sinistra si apriva il vuoto. Caxxo… Con la neve è abbastanza rischioso questo tratto.. Però sul sentiero si vedono molte orme fresche di altra gente passata di la, quindi mi faccio coraggio e proseguo.
Arrivo su un tratto dove era scesa da poco una slavina che copriva totalmente il sentiero. Il tratto per attraversarla era parecchio esposto, se scivolavo mi avrebbero trovato chissà dove o non trovato proprio. Che faccio? Torno in dietro? E poi? Non prendo più la macchina in queste condizioni. No no, la gente pensa che non ce l'avrei fatta da solo ma si sbagliano. Dimostrerò a me stesso e a loro che si sbagliano. Ho fiducia in me. La vita inizia dove finisce la paura.
Intravedo spuntare dalla neve un cavo d'acciaio fissato a dei paletti in ferro. Lo afferro saldo con tutte e due le mani e mi tengo stretto mentre attraverso la zona esposta.
Ecco fatto, non era poi così difficile. E proseguo.
Dopo un po giungo ad un cartello che segnava il sentiero per un altro bivacco dall' altro lato della montagna. Ci ero già stato l’estate scorsa ed è molto più accogliente ma volevo passare la notte su quest'altro poiché si sarebbero viste le luci di tutti i paesi e città della pianura li sotto.
Proseguo passando per un boschetto di abeti che rispuntava sul lato aperto, e dopo l’ennesima curva ecco che intravedo la staccionata di legno che arriva al bivacco.
Qui c’è un piccolo problema; anche su questo tratto era scesa una slavina che rendeva parecchio difficoltoso il passaggio e non c’era nemmeno una impronta sulla neve, segno che la slavina era scesa da poco. Proprio sul tratto più ripido e senza staccionata, ma tastando bene la neve e pressandola coi piedi riesco ad arrivare di la e finalmente di fronte la porta della casera.
Apro la porta ed entro. Appoggio lo zaino e bevo un po d’acqua. Sono le 13:00. Pensavo di metterci più tempo.
Dentro al buio della casera mi rendo conto che il trip sta cominciando a mostrare i primi segni di salita, mentre l’MDMA è ben presente, infatti appena mi fermo inizio ad essere leggermente irrequieto. Continuerei a camminare ore. Il ritmo dei passi mi ipnotizzava e mentalmente mi immaginavo musica meravigliosa andare a ritmo.
Cerco la legna per accendere il fuoco… ma… non la trovo… guardo dentro… guardo fuori… ma niente. Non c’è legna! Caxxo…. Ho vestiti e piedi bagnati. E come avrei fatto la notte? Intanto mi metto i vestiti di ricambio e decido di non agitarmi. Rollo una sigaretta e la fumo seduto fuori scrutando il bel panorama che mi rilassa.
Provo ad arrampicarmi sull’abete li vicino per staccare qualche ramo secco ma non è semplice e scivolo finendo sprofondato nella neve fino alla vita, proprio nel momento che stavano arrivando 3 escursionisti. Che figura di m***a, ma mi viene da ridere immaginandomi la scena che si sono visti gli escursionisti.
Si fermano qualche minuto, salutano e ripartono. Di li a pochi minuti sarei andato nel boschetto li vicino a cercare più legna.
Poco dopo arriva un signore anziano con una bella ragazza bionda sulla trentina. Il signore mi racconta che ho scelto la giornata perfetta per fermarmi a dormire qua, e che la gente si ferma qui abbastanza spesso a passare la notte. Speriamo non venga nessuno, penso, altrimenti avrei faticato a lasciarmi andare.
Svuoto lo zaino per portarlo con me e riempirlo di rami. Saluto e mi avvio verso il bosco.
Nel bosco fatico a trovare rami secchi. Ne stacco un po da qualche abete e riempio lo zaino, poi torno alla casera ad accendere il fuoco e mettere ad asciugare i vestiti bagnati.
Ora sono solo.
Rollo una canna di ovulo e mi metto fuori a fumarla aprendomi una birra seduto in tranquillità.
Ormai il trip è decisamente salito. I pensieri iniziano a focalizzarsi sulla corrente di pensiero tipica dell’acido. Inizio ad avere intuizioni una dietro l’altra su ogni cosa che osservo, mentre sento una costante sensazione di piacere e appagamento salire sempre di più. Le cortecce degli alberi davanti a me iniziano a muoversi, cambiare colore e mescolarsi, così inizio a farmi una vivace suonata con lo scacciapensieri, provando sensazioni incredibili. Ad occhi chiusi vedo energia colorata che fluisce da un lato all’altro con al centro il simbolo dell’omm. Sto davvero bene.
Smetto di suonare e torno dentro. Il fuoco del caminetto si sta già spegnendo e la legna è quasi finita. La ributto su e mentre soffio sul fuoco arriva un altro escursionista. Ci presentiamo e gli offro una birra per rompere il ghiaccio. Avrà 45 anni, è pelato e si chiama David. Mi dice scherzando che sperava di arrivare su e trovare una bella figa al posto mio ma niente. Parliamo del più e del meno poi si offre di darmi una mano a fare altra legna perchè voleva asciugarsi i vestiti anche lui, così ripartiamo nel bosco.
La canna appena fumata in combinazione col resto mi mette un po in soggezione e mi da difficoltà ad esprimermi correttamente con David. Se provo ad iniziare una frase finisco per cominciare a balbettare subito per poi dire il concetto in una o due parole. Mi rendo conto che David fatica a capirmi in questi momenti. A volte lo vedo perplesso ma penso sia normale con qualcuno che non si conosce che si incontra in alta montagna.
Con molta fatica trasciniamo dei grossi rami di abete fino al sentiero, poi torniamo alla casera a prendere due accette, torniamo al sentiero e cominciamo a battere via i rami cercando di fare pezzi più piccoli e liberarli da tutti i rametti pieni di aghi che facevano peso. Ne prendiamo un po e torniamo al bivacco con i tronchi sotto braccio stando molto attenti sul sottile tratto della slavina.
Il fuoco si stava nuovamente spegnendo così iniziamo a ravvivarlo, dopodiché io torno fuori a tagliare i tronchi con l’accetta, ma comincio ad essere veramente spossato e non riesco più a tagliare. Comincio a sudare e iniziano a presentarsi parecchie distorsioni. Ho le mane ormai nere e piene di taglietti che sanguinano. Avrei dovuto stare più attento nel far legna. Quest’acido ha un effetto ad ondate come non sentivo da tempo. Per mezz’ora ti senti quasi lucido, poi durante tutta la mezz’ora dopo sei in balia di pensieri frattalici e distorsioni. Guarda te se devo passarmi il pomeriggio in montagna a spaccare legna in acido. E’ almeno un ora che facciamo legna ma era necessario se non volevo stare al freddo.
Per distrarmi racconto a David di una frase che mi diceva sempre mio nonno: <Le legne ti scaldano 2 volte: quando le bruci e quando le tagli.> Le perle degli anziani, David ride e approva.
Fatico a tagliare i rami dal tronco dell’abete poi intuisco che li sto battendo dal lato sbagliato e fatico per quello. Giro il tronco, batto dall’altro lato e saltano via con estrema facilità facendomi di colpo diventare di buon umore e vedere tutto più luminoso.
Mentre sono fuori dal rifugio a battere la legna di colpo si sente: <SBUUUUUUUUMMMMMMM!!!!!!> un gran boato che fa tremare il terreno e rimbomba tra le pareti come un tuono!
Immediatamente salto dalla paura e vedo una gran nuvola bianca, da dietro la parete su cui poggiava la casera, avvicinarsi a gran velocità. Una valanga!!! Subito faccio per scappare dentro il bivacco convinto ci avrebbe investiti ma poi vedo che dove eravamo noi era sicuro e resto fuori a fissarla, mentre esce anche David sconcertato e senza parole. Sta passando a neanche 20 metri da noi sul tratto dove si vedeva essere già scesa in precedenza, poi continuava giù per le gole di rocce e prato sotto di noi facendo pure una curva a parabolica. Sia io che David restiamo zitti a goderci il momento osservandola scorrere come acqua per almeno 3 minuti.
Dico a David che è la prima volta che ne vedo una dal vivo in diretta, poi penso: <Ma guarda te se una cosa così rara deve accadere sotto i miei occhi, così vicino a me e mentre sono in acido!!> Perché queste cose incredibili accadono sempre in questi momenti? Come una volta con amici che eravamo in acido a giocare a freccette e all’ennesimo lancio una delle frecce si impiantò esattamente al centro della coda dell’altra (alla Robin Hood per capirci) scatenando l’ilarità del momento. La scena fu anche filmata.
David mi dice: <Caxxo peccato che nessuno dei due si è ricordato di filmare subito la scena.> io rispondo: <Già.. Ben dai… Ci siamo goduti il momento.> e lui guardandomi negli occhi sorride e annuisce.
Finisco di spaccare legna poi chiacchieriamo un po davanti al fuoco mangiando della frutta. Saltano fuori anche parecchi discorsi profondi. Poco dopo riprende le sue cose ormai asciutte, mi saluta e si avvia per tornare in giù verso il suo paesetto prima che faccia buio, così resto nuovamente da solo.
Sono le 17:30.
I miei vestiti e scarponi messi ad asciugare sono ancora totalmente zuppi, anche i calzini che metto puntualmente vicino al fuoco. Nel frattempo mangio un po di frutta, rollo una canna e mi metto a fumarla fuori contemplando quello che era successo fino ad ora.
Ora ero davvero tranquillo. La legna c’era ed ero rimasto ancora solo come volevo così da riuscire a lasciarmi andare più facilmente. Peccato però, David mi era molto simpatico. Sicuramente ormai non sarebbe arrivato più nessuno.
Mentre fumo un aquila veramente grande passa neanche 10 metri sopra di me cominciando a volteggiare nel vuoto davanti la casera. Provo a fischiarle e vedo che cambia bruscamente direzione appena mi sente, emettendo a sua volta uno strano verso. Ogni volta che fischiavo cambiava direzione deviando la sua traiettoria a spirale verso il fondo della vallata, finchè sparisce dietro le creste. Ho pure “comunicato” con un aquila, che spettacolo!
Resto almeno mezz’ora a meditare li fuori godendomi le sfumature rosa e arancioni che coloravano le nuvole al tramonto. In certi momenti riesco ad avere qualche piccola morte dell’ego ma solo per un paio di secondi. E’ difficile. Come sentivo il mio, o meglio, i miei eghi disintegrarsi ecco che istintivamente esso riprendeva il controllo e l’identità. Devo liberarmi di questa inconscia paura poiché in realtà è uno stato che ricerco, ma inconsapevolmente cerco di riaggrapparmi alla realtà ogni volta che me ne sento staccare. Comunque anche se solo per 2 secondi riesco fermare il mio dialogo interiore e sentirmi parte dell’Uno Tutto. Sono ben consapevole che ne facciamo sempre parte, ma in quei piccoli attimi di eternità la cosa viene vissuta e compresa sulla propria pelle. Si ha un piccolo assaggio di infinito.
Accidenti! Il fuoco! Spero non si sia spento! Corro dentro a controllare e riesco a salvarlo in tempo soffiando parecchio sui tizzoni ardenti. In effetti è più il tempo che ho trascorso a soffiare sul fuoco che non il caldo effettivo che mi sono goduto. Non serve a scaldare l’ambiente e fa un fumo terribile in tutta la stanza, infatti per tutto il tempo ho dovuto lasciare porta e finestre aperte se non volevo morire asfissiato.
Noto che un calzino troppo vicino al fuoco ha la punta totalmente mancante/fusa e gli altri 3 rimasti sono duri come fette biscottate. Meglio spostarli…. Sembrerebbero “asciutti”….
Sento dei rumori dentro la casera mentre contemplo il fuoco in silenzio. Cosa sarà? Poi vedo sbucare un bel topolino da dietro uno sgabello. Anzi! Sono due! Sono contento siano qui a farmi compagnia penso.
Ormai è buio sia fuori che dentro, ma non mi va di guardare l’ora, non ha importanza. Accendo la lampada a olio e qualche candela.
Ricomincio a suonare lo scacciapensieri e mentre faccio vibrare e ondulare il suono vedo l’intera stanza che inizia ad ondulare seguendo i suoni che facevo io.
Fumo un'altra canna mentre ascolto musica davanti il fuoco con le cuffie ed iniziano a comparire parecchi visual. Frattali, triangoli colorati che si scontravano e giravano su se stessi, pareti che respiravano prendendo lentamente forme caleidoscopiche e simmetriche. Osservando i sassi del muro vedo interi scenari combinando i colori diversi e le ombre. Maschere tribali, gente che balla, oggetti che si sdoppiano… Ma avrei voluto andare ancora oltre, anche a costo di avere paura o soffrire, voglio una morte dell’ego totale come mi succedeva alle primissime esperienze.
Sento delle voci fuori. Mi affaccio alla porta e scorgo 4 sagome di persone sul sentiero che arrivano verso il bivacco. Mi precipito a soffiare sul fuoco che si stava ancora spegnendo, per lo meno per farglielo trovare acceso a chi sarebbe arrivato, ed ecco che si affacciano all’entrata 4 ragazzi boy scout con i classici foulard a strisce. Il mio primo pensiero è stato: <NOOOOOOOOOOOOOO!> tra tutte le persone che potevano arrivare dovevano per forza essere dei boy scout?
Saluto e mi presento. Tre di loro erano ragazzini sui 15 anni, tipi apposto, normali, mentre il ragazzo più grande che li guidava era il classico boy scout invasato, perfettino e, mi dispiace dirlo, ma palesemente sfigato, infatti subito fa con tono acuto e gongolante: <Molto bene ragazzi, siamo arrivati. Segnatevi l'ora che poi dobbiamo scrivercelo giù, sistemate l’equipaggiamento e datemi le torce.> Poi mi domanda se mi dava fastidio che si fermassero a dormire anche loro. Io gli rispondo: <Ma figuratevi! Sono fatti apposta questi posti!> in realtà mi dava fastidio. Non poteva venire su una bella ragazza? Poi penso che niente accade per caso, accetto la situazione e decido di vedere come va a finire. Chiacchieriamo del più e del meno. Iniziano ad accendere candele su candele finchè uno di loro si accorge di un interruttore che penzolava dal basso soffitto e si accende una forte luce. Subito scoppiamo tutti a ridere. In effetti avevo notato un piccolo pannello fotovoltaico sul tetto ma non avevo notato la luce. Uno di loro dice che la luce toglie tutta la magia e l’atmosfera della serata ma ormai era necessaria per muoverci li dentro visto che già stavamo stretti. Poco dopo si offrono di andare a fare un po di legna e si avviano nel bosco con torce e accette, li ringrazio e partono.
Comincio ad immaginarmi come sarebbe proseguita la serata da quel momento in poi. Non mi sarei fidato a fumare canne li con loro, si vedeva che non ne avevano neanche mai vista una. Vabbè dai, in fondo sembrano anche simpatici. Tutta la gente che si incontra in alta montagna è simpatica.
Dopo mezz’ora tornano con la legna e mi dicono di non offendermi ma che loro preferivano andare fino al nuovo bivacco li vicino che era più accogliente e farsi la serata tra di loro. Gli dico di non preoccuparsi. Si preparano, ci auguriamo buona serata e ripartono.
Resto nuovamente solo e tiro un gran sospiro: <Whuoo…> comincio a sentirmi subito meglio e più rilassato anche se ormai mi ero già rassegnato a passare la nottata con loro. Che gentili però a portarmi la legna pur andando via. Comincio a pensare che sia loro che David fossero angeli custodi mandati da qualcuno per me. Non fosse stato per loro avrei finito la legna alle 5 di pomeriggio, invece così ne avevo ancora fino a notte inoltrata. Ma era legna verde che quasi non bruciava e a forza di soffiare sul fuoco stavo per avere un mancamento.
Mangio un paio di kiwi e arance da un gusto esplosivo, poi mi viene fame e decido di mettere a scaldare dell’acqua per fare un tè caldo e intanto mi preparo una frittata. Mentre osservo la frittata che sfrigola e si solidifica cucinandosi mi fa davvero schifo, non so perché, anche se appena inizio a mangiarla il gusto è meraviglioso.
Mentre mangio inizia un viaggio mentale: e se c’è qualche orso nella zona che sentendo l’odore del cibo spunta fuori ed entra nella casera sbranandomi? Dei brividi di terrore mi salgono lungo la schiena così mi alzo di corsa a chiudere la porta, per poi scoppiare a ridere per queste inutili paranoie. Gli orsi in inverno sono in letargo, poi in queste zone non sono mai stati avvistati.
Ben 11 persone sono passate di la durante il giorno. E io che pensavo sarei stato solo dall’inizio alla fine.
Rollo una canna e me la fumo fuori dalla porta sorseggiando il te caldo e scrutando la pianura illuminata da tutte le città fino. Che vista meravigliosa. Anche solo uno dei momenti meravigliosi della giornata mi ripaga di tutto il viaggio e la fatica. Avevo proprio bisogno di staccare la spina e starmene un po da solo. Ora mi sento molto più rilassato e positivo di prima, con tantissima voglia di vivere e sperimentare ogni dettaglio del mondo. Questa sensazione mi resterà anche una volta finiti gli effetti. Mi sento realizzato. Non serve necessariamente viaggiare in giro per il mondo, che sarebbe il mio sogno comunque, ma basta entrare in contatto con la nostra parte divina per capire che ovunque noi siamo possiamo trovare la felicità e le risposte dentro di noi.
Torno dentro.
Sono circa le 21:30.
Comincio ad avere mal di testa per l’intensità e la durata dell’esperienza, e anche fisicamente sono spossato ma l’acido era decisamente ancora in circolo anche se ormai stava finendo gli effetti. Se mi concentro sulla zona della ghiandola pineale ecco che la sento piacevolmente formicolare molto forte. La cosa mi sorprende! Intuisco anche come entrare teoricamente in stato di meditazione profonda quasi istantaneamente ma sulla pratica è tutta un altra cosa.
Decido di andare a dormire. Sono stanco.
Salgo la scaletta con la botola che dava sul piccolo soppalco dove vedo 2 materassini da sdraio che sovrappongo. Indosso tutti i vestiti che ho per stare al caldo e mi infilo nel sacco a pelo.
Dopo poco capisco che non riesco ancora ad addormentarmi così mi metto ad ascoltare musica, anche le mie tracce. Capisco che le ultime mie tracce sono molto più ben fatte rispetto le prime e parecchio adatte anche per essere ascoltate in acido, almeno per i miei gusti.
Dopo un ora mi tolgo le cuffie e sento i topolini al piano di sotto che frugano nello zaino, così scendo visto che dovevo anche uscire a fare pipì e metto lo zaino sopra il tavolo. Ormai decido di rollare l’ultima canna, poi avrei finito il fumo. Torno su, fumo e dopo un po riesco finalmente ad addormentarmi.
Mi sveglio parecchie volte dal freddo durante la notte ma riesco tranquillamente a dormire fino le 9:40.
Una volta sveglio bevo un succo di frutta, prendo tutte le mie cose, sistemo alla meglio la casera, che saluto, e mi avvio lungo il sentiero per tornare in giù. Mi sento estremamente bene, come fossi appena guarito da un influenza, carico di nuove prospettive e buoni propositi.
Il viaggio di ritorno è abbastanza pesante per le spalle e le gambe ma ritorno senza difficoltà alla mia cara macchina alle 11:00 dopo 23 ore esatte dall’inizio dell’avventura. 23, il numero della casualità….