Ora ho trovato questo articolo:
https://www.empillsblog.com/intossicazi ... e-streghe/
A causa dell'ignoranza in campo medico italiota ossia di "errori del passato", (in pratica in passato hanno sbagliato modo e dosaggio di somministrazione della fisostigmina atttibuendo ad essa una cattiva fama che non trova riscontri validi e attendibili), in molti Ospedali la fisostigmina è sparita o è stata tolta misteriosamente dall'AIFA.
Ma con le nuove numerose intossicazioni principalmente involontarie questi incapaci in camice sono stati costretti in tutta fretta a farne scorta ricorrendo al mercato straniero non essendo più a disposizione l'ottima fisostigmina salicilato della SALF.
L' "Anticholium" infatti è un prodotto tedesco.
Sappiate che generalmente al Nord (Niguarda, Careggi ecc...), rifiutano la fisostigmina come farmaco d'elezione violando i protocolli medici facendo patire inutili sofferenze al paziente con non pochi rischi,mentre al Sud che queste intossicazioni le conoscono meglio grazie alle frequenti intossicazioni da mandragora (confusa col il Borago officinalis) non si fanno problemi ad usarla.
Nella mia Regione nel 2015 quasi un'intera famiglia di un ex calciatore famoso, durante una camminata nei boschi nei pressi di ina sagra paesana ha raccolto bacche di Atropa belladonna confusa coi mirtilli.
https://www.ilfriuli.it/articolo/cronac ... i/2/146141
Conservate in frigo sono state consumate sopra il gelato il giorno dopo.
Dopo poche ore dalla comparsa di agitazione psicomotoria, allucinazioni e confusione mentale sono stati portati in pronto soccorso.
Il quadro clinico si è risolto tra mille inutili sofferenze dopo più di una settimana di agonia che poteva essere risparmiata se invece di usare purgativi e probabilmente benzodiazepine fosse stata usata la fisostigmina.
Con la fisostigima, a Livorno, un ragazzo rigido come un pezzo di marmo portato in coma in pronto soccorso da uno sconosciuto per aver bevuto un infuso allo stramonio, si è ripreso completamente tanto da lasciare l'Ospedale a piedi dopo solo 12 ore.
Da leggere attentamente:
"Come si tratta una sindrome anticolinergica?
Le misure generali (gastrolusi, carbone attivo, catartico) sono assolutamente valide. E in particolare, la gastrolusi è indicata fino a 24-48 ore dall’assunzione in quanto il rallentamento del transito gastrointestinale aumenta notevolmente il tempo di permanenza del tossico.
Per il resto, la terapia è una sola.
L’antidoto.
La fisostigmina.
Si dice che lo stato ansioso possa essere controllato, parzialmente, dalle benzodiazepine, ma in modo poco efficace e con il rischio di dover somministrare elevati dosaggi.
Si dice che la tachicardia possa essere controllata dai beta bloccanti.
E si dice che gli antipsicotici, e in particolare le fenotiazine (promazina, prometazina, clorpromazina) e i butirrofenoni (come l’aloperidolo, il droperidolo), siano controindicati perchè dotati essi stessi di azione anticolinergica.
Si dice anche di usare la fisostigmina solo nei casi di severa tossicità centrale.
Si dice… perché? e cosa è, la fisostigmina?
La fisostigmina è stata scoperta dall’occidente nel 1846, osservando gli effetti del succo della fava del Calabar, utilizzata dagli Efik (una popolazione dell’Africa occidentale) come ordalia nei processi di stregoneria: chi sopravviveva all’assunzione del veleno, veniva considerato innocente. Robert Christison testò il veleno, e sopravvivendo, non solo dimostrò la sua innocenza, ma riuscì a descriverne gli effetti, permettendo di arrivare a comprenderne l’azione. La fisostigmina venne isolata nel 1935.
Agisce inibendo la acetilcolinesterasi, aumentando rapidamente i livelli di acetilcolina nei recettori muscarinici e permettendo quindi di superare il blocco determinato dal tossico. Inoltre, passando rapidamente la barriera ematoencefalica, è in grado di contrastare gli effetti centrali di una sindrome anticolinergica.
La dose è a titolazione: si indica di solito 1 mg,
ma si raccomanda di portarlo a 10 ml con fisiologica, somministrando piccoli boli di 1 ml (ossia 0.1 mg) monitorando l’ecg, da ripetere ogni minuto, fino alla dose massima di 1 mg: in questo modo si utilizza la dose minima efficace aumentando la sicurezza. Nei bambini, si utilizza una dose di 0.02 mg/kg.
La fisostigmina ha azione rapida, ma altrettanto rapida emivita (22 minuti), e pertanto sono necessari a volte ulteriori boli alla ripresa della sintomatologia.
Perché si parla di dose minima efficace? La fisostigmina è un farmaco pericoloso?
Avendo un azione di tipo colinergico, il rischio è la bradicardia (o l’asistolia) e la depressione centrale o le convulsioni. Quindi i sacri testi e la tradizione limitano l’uso alle condizioni di effettiva necessità, ossia per severa agitazione psicomotoria.
L’effetto è impressionante, per rapidità ed efficacia: la sensazione, osservando la immediata ripresa delle normali condizioni psichiche dei pazienti, è simile al passare un panno su un vetro reso opaco dalla condensa. La risposta è completa, e in genere (per dosi inferiori a 1 mg) si ha normalizzazione del quadro neurologico dall’85 al 100% dei pazienti: la percentuale per le benzodiapine non supera il 25% dei casi, con il rischio di dover aumentare il dosaggio e compromettere la dinamica respiratoria. Le benzodiazepine, inoltre, controllano solo l’agitazione psicomotoria, ma non influiscono su delirio e allucinazioni (che possono invece addirittura peggiorare con questi farmaci).
Quindi, per quanto riguarda l’efficacia, non c’è davvero partita tra la fisostigmina e le benzodiazepine.
Ma per la sicurezza? l’uso delle benzodiazepine nelle sindromi anticolinergiche è correlato all’aumento delle intubazioni orotracheali.
La fisostigmina, invece, è davvero pericolosa?
Un piccolo studio osservazionale, pubblicato quest’anno da Ngueyn sull’American Journal of Emergency Medicine su 54 pazienti (di età media 30 anni), trattati con dose media di 2 mg ha evidenziato la sicurezza del farmaco: nessun paziente ha presentato bradicardia significativa, e solo 5 pazienti hanno presentato vomito; 1 paziente asmatico ha presentato lieve desaturazione per broncostenosi, ma con adeguata risposta alla terapia broncodilatatoria per aerosol. Gli autori hanno registrato una completa ed immediata risposta neurologica nell’87% dei casi.
Uno studio retrospettivo, pubblicato sempre nel 2017 su un maggior numero di casi, registrati tra il 2013 al 2012 dal coordinamento dei centri antiveleni californiani, ha identificato 191 casi di sicura e adeguata somministrazione di fisostigmina nella sindrome anticolinergica. Gli autori hanno dimostrato una ottima efficacia dell’antidoto con dosi inferiori ad 1 mg (solo il 2% ha richiesto 4 mg), e una grande sicurezza, con assenza di eventi avversi nel 95% dei casi. 4 pazienti (2%) hanno presentato vomito (ma 1 vomitava PRIMA della fisostigmina), e 2 pazienti hanno presentato crisi convulsiva (in pazienti con epilessia poco controllata in anamnesi). Nessun paziente ha presentato bradicardia.
Dove nasce la paura per la fisostigmina?
Quando il farmaco è diventato disponibile, è stato utilizzato per molte intossicazioni, e con dosaggi maggiori, senza titolazione: in particolare, si sono osservati alcuni decessi in pazienti con severe intossicazioni da triciclici nei quali era stata utilizzata la fisostigmina. Gli autori considerano oggi l’utilizzo improprio in questo tipo di intossicazione, e conosciamo tutti la loro gravità, al punto che risulta impossibile stabilire con sicurezza la causa del decesso.
Davvero dobbiamo temere l’utilizzo dell’antidoto, somministrandolo a basso dosaggio e con titolazione, in un ambiente sicuro e monitorizzato come il pronto soccorso?
L’unica cautela sembra essere per i pazienti con storia di epilessia.
In tutti gli altri casi la fisostigmina sembra sicura, e in particolare i suoi rischi teorici sono ampiamente superati dalla sua efficacia, che non ha equivalenti.
I pazienti del secondo nucleo familiare (padre, madre, e la ragazza di 17 anni) hanno ricevuto la fisostigmina: 1 mg la madre (che presentava il quadro più florido, e che ha richiesto una seconda dose di 1 mg dopo 40 minuti dalla prima), 0.8 mg il padre, e 0.5 mg la figlia. La risposta è stata immediata e stupefacente per la lucidità raggiunta dai pazienti. L’altro nucleo familiare non ha ricevuto invece l’antidoto perché l’intossicazione era lieve. Il bambino di 4 anni, sebbene presentasse allucinazioni, era nel complesso tranquillo e si è deciso di soprassedere. E’ evidente che una singola esperienza non possa esser presa ad esempio, ma nessuno dei pazienti trattati con fisostigmina ha presentato eventi avversi.
Credo che la somministrazione in piccoli boli di 0.1 mg possa davvero essere un elemento di sicurezza; sono altresì convinto che sia più pericoloso non trattare un quadro tossico simile nel timore di eventi avversi derivati da informazioni derivanti da errori del passato.
Ecco, gli errori del passato:
un’erba antica con connotazioni stregonesche e diaboliche ci può insegnare che la medicina d’emergenza non può fermarsi mai alle prime impressioni, e scavare a fondo nelle evidenze per scoprire che spesso, queste evidenze, non esistono o sono basate su “leggende”.
Quindi la fisostigmina, se serve, deve essere usata senza paura.
L’unica paura che dobbiamo avere, semmai, è per l’erba delle streghe, perché la paura della strega ha fatto molti danni."
Ora qualche padaràn della casta medica verrà a farmi la romanzina...parte il conto alla rovescia...
Ippocrate è stufo di rigirarsi nella tomba.